8 Febbraio 2025
JB |  Il clima e l'ambiente finiscono in prima pagina solo se "fanno notizia", quando quotidiani e telegiornali possono parlare di alluvioni, tempeste o siccità. Disastri, insomma che tengono le aperture dei notiziari due o magari tre giorni per poi passare in secondo piano, sostituiti da nuove urgenze
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JB |  Il clima e l’ambiente finiscono in prima pagina solo se “fanno notizia”, quando quotidiani e telegiornali possono parlare di alluvioni, tempeste o siccità. Disastri, insomma che tengono le aperture dei notiziari due o magari tre giorni per poi passare in secondo piano, sostituiti da nuove urgenze.

È la normale catena delle notizie e dell’informazione, la “macchina delle news” direbbe qualcuno: quel processo produttivo che deve ogni giorno (ogni ora, ormai) offrire al pubblico di lettori e telespettatori argomenti sempre freschi per non perdere punti di share e copie in edicola.
logoFIMA-120Parlare, soprattutto informare, di ambiente dovrebbe invece essere una responsabilità globale e condivisa, che interessa editori giornalisti governi e mondo dell’economia.

Ne è convinta la Fima, la Federazione italiana dei media ambientali che ha aperto un pubblico dibattito sulla opportunità di varare la Carta dell’informazione ambientale, uno strumento che garantisca correttezza e precisione quando si affrontano argomenti che toccano il futuro di noi tutti.

20151123_152714Ma qual è lo stato dell’informazione sulle tematiche ambientali in Italia, alla vigilia della Cop21 di Parigi? Ha provato a rispondere una tavola rotonda cui hanno preso parte -tra gli altri- il presidente di Fima Mario Salomone, il presidente dell’ordine dei giornalisti del Piemonte Alberto Sinigaglia, il climatologo Luca Mercalli e il giornalista Marco Gisotti, impegnato proprio nella redazione della Carta. La risposta, però, è tutt’altro che lusinghiera.

Il nostro paese non è tra i più attenti e sensibili all’argomento. C’è un deficit di comunicazione, a iniziare proprio dalla conoscenza stessa della Conferenza Mondiale sul Clima: solo un italiano su dieci è informato. In Francia non passa giorno senza che un quotidiano nazionale pubblichi un articolo, un approfondimento o anche solo un’intervista sul clima e di riflesso su Cop 21.

L’orgoglio nazionale gioca un ruolo importante, ma non è solo questione di grandeur. “Da noi -dice Luca Mercalli– le notizie sull’ambiente hanno la stessa rilevanza di una partita di calcio, non si percepisce la centralità dell’argomento. Se cambia il clima cambieranno la società, l’economia e la politica”. Un fallimento della Cop21 avrà conseguenze disastrose per le generazioni a venire (ne abbiamo parlato qui). Per questo “oggi va comunicata non solo più l’urgenza della situazione ma anche le possibili soluzioni”.

Una comunicazione che deve rispettare regole ben precise perché chi parla di ambiente si assume una precisa responsabilità. L’informazione ambientale deve essere completa, tempestiva e continuativa. In estrema sintesi “corretta e autorevole”, due dei concetti che secondo Marco Gisotti entreranno nella Carta. “Sarà pronta per il prossimo festiva del giornalismo di Perugia -si augura Gisotti- e sarà uno strumento in più a tutela di tutti e un aiuto per chi comunica e si assume la responsabilità di informare”.

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