19 Aprile 2024
JB | La vittoria di Donald Trump è una pericolo per il clima del nostro pianeta e riporterà il mondo indietro di almeno un decennio. Ne sono convinti molti ambientalisti al di qua e al di là dell'Oceano, spaventati da cosa potrà decidere (e mettere in atto) il nuovo presidente degli Stati Uniti. A rischio anche il futuro degli accordi della Cop21 di Parigi
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JB | La vittoria di Donald Trump è una pericolo per il clima del nostro pianeta e riporterà il mondo indietro di almeno un decennio. Ne sono convinti molti ambientalisti al di qua e al di là dell’Oceano, spaventati da cosa potrà decidere (e mettere in atto) il nuovo presidente degli Stati Uniti. A rischio anche il futuro degli accordi della Cop21 di Parigi.

Lo scrive il giornale online Grist, che in un editoriale pubblicato all’indomani delle elezioni americane, elenca quali potrebbero essere le minacce per la lotta al cambiamento climatico.

Barak Obama a colpi di decreti esecutivi era riuscito a limitare per legge le emissioni di gas serra delle centrali elettriche e a varare il Clean Power Plan -il piano per l’energia pulita- che insieme al Clean Air Act -la legge sull’aria pulita- ha rappresentato una risposta concreta all’emergenza ambientale in atto. Ora Trump, anche grazie alla maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato, potrà cancellare i due provvedimenti. Questo sempre che sia intenzionato a tener fede a quanto annunciato in campagna elettorale. Il pericolo, però, sussiste ed è reale.

Il neoeletto presidente si è impegnato a tagliare le spese federali per l’ambiente ed è pronto a nominare il negazionista del cambiamento climatico Myron Ebell per un ruolo-chiave ai vertici dell’EPA, l’ente di protezione ambientale usa. Ma quello che più spaventa la comunità internazionale è la possibilità che gli Stati Uniti escano dall’accordo sul clima firmato a Parigi solo un anno fa.

L’accordo impegna 195 Paesi del mondo a bloccare l’innalzamento della temperatura del pianeta sotto i 2° rispetto all’era preindustriale ed è entrato in vigore lo scorso 4 novembre. È stato ratificato da 55 Stati che rappresentano il 55%  delle emissioni di gas serra prodotti, Unione Europea compresa. Gli Stati Uniti e la Cina -le superpotenze industriali che più inquinano l’atmosfera- hanno ratificato l’accordo a fine estate. Ora gli Usa potrebbero fare una clamorosa marcia indietro e varare una exit strategy dalle conseguenze disastrose.

Leggi l’articolo completo su Grist

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