19 Aprile 2024
Deborah Pedone | La stazione spaziale cinese Tiangong-1 continua ad avvicinarsi alla Terra. La data prevista per l'impatto è il prossimo 10 aprile ma, secondo le stime dell'ASI il modulo -che nel 2011 al momento del lancio pesava 8,5 tonnellate- con molta probabilità non cadrà in Italia
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Deborah Pedone | La stazione spaziale cinese Tiangong-1 continua ad avvicinarsi alla Terra. La data prevista per l’impatto è il prossimo 10 aprile ma, secondo le stime dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), il modulo della stazione spaziale cinese -che al momento del lancio pesava 8,5 tonnellate– con molta probabilità non cadrà in Italia.

Claudio Portelli ed Ettore Perozzi, dell’ufficio Asi sulla consapevolezza dello spazio, in una diretta streaming hanno, infatti, escluso che il Palazzo Celeste (questo il significato del nome Tiangong) possa cadere nell’area di Firenze, come si pensava precedentemente. Questo perché, in base ai monitoraggi, al momento si trova a duecentocinquanta chilometri dalla superficie terrestre e passa sul nostro paese quattro volte al giorno, con una durata di soli tre minuti ogni passaggio.

Solo quando si raggiungeranno i novanta chilometri di distanza dalla Terra Tiangong-1 inizierà a bruciare e dunque inizierà la caduta vera e propria. La data precisa si potrà conoscere solo tre giorni prima dell’impatto e solo sei ore prima si avranno dati oggettivi sulla traiettoria di rientro, e quindi definire il luogo in cui avverrà la caduta.

«I detriti potrebbero sparpagliarsi in un’area lunga mille chilometri e larga quattrocento» spiega Portelli, che rassicura escludendo con ogni probabilità la presenza di materiale radioattivo, anche se una parte dei materiali usati per la costruzione della stazione spaziale, rimane sconosciuto. «Si romperà in tanti pezzi: alcuni bruceranno, altre no, come quelli in titanio», ha osservato Perozzi. Non ci sono informazioni tecniche, però, in proposito da parte dell’agenzia spaziale cinese, pertanto al momento non è ancora possibile fare previsioni certe.

I rientri incontrollati generano comunque problemi: proprio per questo è nato un tavolo di coordinamento tra Asi, Protezione civile, Enac, Enav, Aeronautica Militare e Difesa.

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