24 Aprile 2024
Deborah Pedone | Raccontare una storia non è sempre un percorso lineare, si possono avere punti di vista e prospettive diverse. Lo fa bene Stefano Massini nel suo ultimo lavoro 55 giorni, l’Italia senza Moro, edito da il Mulino in cui narra le vicende dell'Italia durante i giorni del rapimento di Aldo Moro
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Deborah Pedone | Raccontare una storia non è sempre un percorso lineare, si possono avere punti di vista e prospettive diverse. Lo fa bene Stefano Massini nel suo ultimo lavoro 55 giorni, l’Italia senza Moro, edito da il Mulino in cui narra le vicende dell’Italia durante i giorni del rapimento di Aldo Moro.

Come ha vissuto quei cinquantacinque giorni l’intero Paese? Quali erano i grandi argomenti popolari, i temi affrontati dalle televisioni, e perché no, anche le canzoni che intrattenevano gli italiani in quel periodo storico? Sono questi gli interrogativi che hanno dato vita al testo di Massini, drammaturgo e saggista, che all’ultima edizione del Salone del Libro ha presentato il suo lavoro, mettendolo in relazione all’interpretazione dei sogni freudiana, o meglio, al suo precedente lavoro L’interpretatore dei sogni.

«Proprio come Freud, che si nutriva di avvenimenti secondari e del passato, anche questo testo racconta storie apparentemente marginali, che potrebbero essere considerate lontane dalla storia di Moro, ma che in realtà sono strettamente correlate» racconta Massini a proposito del suo libro. «Si può pensare che sia un ennesimo testo su Aldo Moro, ma in realtà Moro non c’è, non compare mai come protagonista. Racconta dell’Italia, ma di quell’Italia senza di lui».

Era un’Italia che non accettava la paura, e non ha accolto positivamente, di certo, la paura che Moro manifesta: sono emblematici i titoli dei giornali successivi alla lettera di Moro. Era l’Italia di Rino Gaetano e la sua “Gianna” e del suo mondo diverso. Lo stesso mondo diverso in cui credevano le BR, almeno secondo quanto dichiarato dal Alberto Franceschini durante il suo processo.

Un racconto, quello di Massini, che guarda da una prospettiva diversa, dunque. Forse anche atipica rispetto a quella prettamente storica a cui si è abituati, sicuramente in linea con la sua passione per la drammaturgia.

 

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