Antonella Frontani
Da lunedì 29 marzo, partirà la campagna di vaccinazione da parte dei medici di famiglia. Rappresenta un’importante arma nella lotta al virus.
In questo periodo così difficile, il più buio dal secondo conflitto mondiale, nel pieno di una tragedia che ha provocato i morti e i danni di una guerra, ognuno ha maturato
le sue ansie e identificato i propri eroi.
Combattere un nemico invisibile quanto implacabile ci ha reso fragili e disorientati, consapevoli del fatto che salvarsi non dipende solo da un comportamento attento alle regole da seguire ma anche da un destino avverso che implacabilmente decide di accanirsi lasciando che il virus devasti la nostra vita in misura più o meno grave. Una roulette russa capace di toglierci il sonno e l’illusione del pieno dominio del nostro futuro.
La politica, travolta da questa tragedia come l’onda anomala che si abbatte su un vascello in mare aperto, ha reagito come ha potuto e non cercherò di analizzare qui le buone iniziative intraprese o gli errori commessi. Né voglio fare un raffronto tra gli sforzi fatti da una o dall’altra parte politica.
Io voglio parlare del senso di smarrimento che ci ha colto e delle figure che sono state in grado di farsene carico.
I medici e gli operatori sanitari, vere figure eroiche di questo annus horribilis, sono stati i guerrieri a mai nude in campo aperto. Li abbiamo visti intervenire e agire con lo stesso impeto dei soldati di un tempo che dalle barricate si lanciavano in prima linea, baionetta alla mano, verso il corpo a corpo dal quale avevano poche possibilità di sopravvivere.
Si sono ammalati in tanti e i primi sono morti in fretta.
Gli ospedali si sono trasformati in lazzaretti infestati in cui, però, loro non hanno rinunciato a svolgere il proprio dovere a proprio rischio, oltre a quello dei propri cari.
Ecco, io mi porterò dietro questa immagine del nuovo eroe: il medico.
Sono stati osannati, acclamati, ringraziati anche quando il loro lavoro è stato svolto dietro le quinte, come i medici di famiglia.
Per ragioni che mi appaiono inspiegabili, direi assurde, il governo ha tardato a coinvolgere questa figura professionale della sanità che, però, non ha smesso di operare al fianco dei propri pazienti.
A loro pochi onori anche se in molti sono stati esposti al rischio fino ad ammalarsi, in alcuni casi, fino a morire.
Come è stato possibile che nel corso di questa lotta al virus sia stato trascurato il valore incommensurabile di questo mestiere?
Uno dei cardini del nostro ammirato sistema sanitario, seppur a volte ingolfato, è il medico che presiede il territorio rappresentando per il malato il primo, più importante, avamposto nella lotta alla malattia.
È il medico di famiglia che interviene per dipanare la confusione che insorge con i sintomi di una malattia sconosciuta ed è lui che, conoscendo perfettamente l’anamnesi del paziente, sa come aiutarlo a sconfiggere l’ansia che la paura di morire scatena.
È il medico di famiglia che intuisce il pericolo quando noi non ne abbiamo sentore; è lui che ci sa guidare nel percorso accidentato della diagnosi e che sa rassicurare l’angoscia che ci impedirebbe una valutazione lucida.
È lui che sa discernere la preoccupazione di un ipocondriaco da un reale rischio e che, poi, sa parlare al delirio squilibrato che fa perdere il senso della realtà.
Nel corso di questo anno terribile i medici di famiglia non hanno smesso di seguire i loro pazienti correndo ogni giorno il rischio di ammalarsi.
Adesso, finalmente, il governo ha deciso di coinvolgerli nel corso della campagna di vaccinazione. Era ora. Finalmente ognuno di noi potrà tirare un sospiro di sollievo sapendo che nella giungla, seppur ben organizzata, dei centri vaccinali sorti all’occorrenza, tra tanti medici e operatori sconosciuti, si affaccia un volto amico, anche lui competente e che, soprattuto, conosce il nostro quadro clinico e la personale incapacità che abbiamo di dominare la paura.
Ammetto, è stata una sorpresa scoprire che buona parte di loro non abbia aderito alla convocazione ma sono sicura che quelli che hanno accettato saranno vera potenza di fuoco, soprattutto umano.
Pur correndo il rischio di incappare in un incidente etico, voglio dedicare questo pezzo e la mia gratitudine al mio medico di famiglia, accidentalmente anche direttore del giornale per il quale scrivo.
Se, nell’ambito della campagna di vaccinazione, tutti i medici di famiglia assolveranno questo compito con il rigore, la passione e la generosità con cui Giorgio svolge il suo lavoro, io mi sento al sicuro.