24 Aprile 2024
Share

Cristina Casalone – DVM
Head of OIE Reference Laboratories for BSE and Scrapie
Head of OIE Collaborating Centre on Marine Mammal Health
Head of the Italian National Reference Centre for Diagnostic Activities in Stranded Marine Mammals (C.Re.Di.Ma)

SS Neuropatologia
CEA – Centro di Referenza Nazionale TSE
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta
Via Bologna 148 – 10154 TORINO Italy
Tel +39-011-2686296 e-mail: cristina.casalone@izsto.it

La comunità scientifica è ormai unanime nell’indicare le attività umane quali responsabili della crisi climatica, in particolare a causa dell’aumento dei gas serra. I record negativi sul cambiamento climatico continuano ad accumularsi e con essi gli eventi estremi che ne conseguono. Ad oggi la crisi climatica rappresenta una delle maggiori minacce per la salute umana e animale. Il tasso di riscaldamento globale registrato negli ultimi decenni è stato senza precedenti nell’ultimo millennio, il che ha portato diverse iniziative e organizzazioni internazionali a richiedere uno sforzo globale per fronteggiare questa crisi per evitare che questi cambiamenti così repentini possano avere risvolti estremamente significativi anche sulla nostra salute. E’ ormai risaputo che alcune aree del mondo risultano particolarmente colpite dal cambiamento climatico; Il bacino  Mediterraneo, un mare semi-chiuso, è una di queste. La recente accelerazione dei cambiamenti climatici ha esacerbato infatti i problemi già ambientali esistenti causati dalla combinazione di cambiamenti nell’uso del suolo, aumento dell’inquinamento e declino della biodiversità all’interno dell’area Mediterranea.

 Il cambiamento climatico, infatti, determina alterazioni delle temperature medie atmosferiche, della superficie terrestre e dei mari, causando di conseguenza alterazioni significative nella frequenza e nell’intensità delle precipitazioni, e quindi nella disponibilità idrica di una determinata area in un dato momento,  influenzando  dinamiche della vegetazione e la capacità portante degli ecosistemi.

 Il surriscaldamento globale ha portato negli ultimi anni all’esplosione delle malattie trasmesse da vettori (VBD), zoonosi emergenti che si trasmettono tramite artropodi, con un impatto diretto sulle dinamiche di alcune malattie trasmesse attraverso l’acqua come il colera e sugli agenti patogeni trasmessi dal suolo e dagli alimenti.

Il 75% delle malattie infettive umane fino ad oggi conosciute deriva da animali e il 60% delle malattie emergenti è stata trasmessa da animali selvatici. Esse causano circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti ogni anno.

Le VBD infettive sono trasmesse principalmente da artropodi vettori, che sono particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, per una serie di ragioni. Gli artropodi sono ectotermi e la loro temperatura interna è regolata dalle condizioni ambientali esterne. Il loro stadio di sviluppo larvale richiede generalmente la presenza di corpi d’acqua e/o condizioni di umidità specifiche. I tassi di puntura dei vettori tendono ad aumentare con la temperatura fino a una soglia superiore, dopodiché diminuiscono. Anche lo sviluppo e la replicazione degli agenti patogeni trasmessi all’interno dei vettori o nell’ambiente avvengono più rapidamente a temperature elevate. Inoltre, lo sviluppo e la sopravvivenza dei vettori sono significativamente influenzati dalle condizioni di temperatura.

Negli ultimi decenni, infatti, sono emerse diverse malattie trasmesse da vettori: West Nile Fever, Rift Valley Fever, Blue Tongue, malaria, febbre Dengue, febbre Chikungunya, leishmaniosi, malattia di Lyme, encefalite trasmessa dalle zecche e la febbre emorragica del Congo e della Crimea (CCHF).

I cambiamenti del clima, degli habitat e della biodiversità hanno forti conseguenze sulle componenti abiotiche e biotiche degli ecosistemi, allo stesso tempo, i cambiamenti sociali ed economici dovuti alla globalizzazione, offrono molteplici percorsi per la diffusione di specie e malattie. Ulteriori fattori esterni facilitano sempre più le invasioni biologiche, che costituiscono una grave minaccia per la biodiversità e per gli ecosistemi a livello globale. È necessaria una vigilanza continua per migliorare l’individuazione tempestiva, l’identificazione e la segnalazione di molti patogeni.  In Italia dal punto di vista territoriale, climatico ed ambientale sono presenti zone idonee, mediante rotte turistiche e commerciali, all’introduzione di nuove specie di zanzare esotiche invasive. . (Fine prima parte)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *