17 Febbraio 2025
Il lupo non è più una specie "strettamente protetta". Intanto aumentano le denunce di attacchi da parte degli allevatori. Presto un tavolo convocato da Regione Piemonte
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Asia Motta

Il lupo passa da specie “strettamente protetta” a specie “protetta”. Lo ha deciso il 3 dicembre la Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali in Europa che ha approvato la proposta avanzata dall’Unione Europea.

Una decisione che cambia lo status dell’animale e comporterà significative conseguenze sulle politiche di conservazione e di gestione, oltretutto in un momento in cui la convivenza con questa specie attraversa un momento delicato.

Basti pensare a quanto accaduto neanche 24 ore dopo la riunione del Comitato di Berna che ha ratificato la decisione: a Frabosa Soprana, paese di settecento abitanti della provincia di Cuneo, il cadavere di un lupo è stato ritrovato legato a un cartello stradale.

Sull’episodio indagano ora i Carabinieri forestali. «Si tratta di giustizialismo allo stato puro» il commento dell’assessore regionale alla Montagna Marco Gallo. «La decisione di Berna non è ancora operativa ma rappresenta solo il primo passo di un iter che durerà ancora mesi per giungere a un cambiamento di status sul livello di protezione del lupo, e deve essere gestita con saggezza».

Proprio mentre crescono le segnalazioni di attacchi di lupi agli allevamenti anche nelle pianure del Chivassese, Pinerolese, Canavese e nella seconda cintura di Torino.

Il lupo in numeri

La popolazione di lupi nelle Alpi Italiane è cresciuta raggiungendo nel 2018 un totale di 46 branchi e 5 coppie per una stima minima di 293 lupi. Solo in Piemonte sono 195, concentrati principalmente nelle zone alpine. Si contano 19 branchi e una coppia in provincia di Cuneo, e 13 branchi e una coppia in provincia di Torino, un solo branco in provincia di Biella.

La preoccupazione degli allevatori

«Fino a poco tempo fa – ricorda il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – si credeva che i lupi fossero presenti soltanto nei territori boscati delle vallate torinesi, dove sono stati avvistati per la prima volta 22 anni or sono. Ma da alcuni anni gli agricoltori segnalano il lupo stabile anche in pianura e nella Collina Torinese».

E proprio in pianura si registrano con sempre maggiore frequenza attacchi a pecore e capre, senza contare episodi in cui a farne le spese sono vitelli, puledri e asini. Situazione che costringe alcuni allevatori a rinunciare alla transumanza in montagna o addirittura a chiudere le proprie aziende.

Per questo Coldiretti Torino chiede che siano aumentati gli stanziamenti per la difesa degli allevatori e che siano resi più equi e rapidi i rimborsi per gli animali uccisi.

Ma chiede anche di pensare da subito a un modello gestionale reso possibile dal recente pronunciamento della Convenzione di Berna. «Dobbiamo cambiare approccio: dalla protezione dobbiamo passare alla gestione. Una gestione guidata da criteri scientifici e non dall’emotività del momento ma che sia una vera gestione» chiede ancora il presiedere Mecca Cici.

Un tavolo per decidere

Anche alla luce di quanto successo a Frabosa l’assessorato alla Montagna intende convocare in tempi brevi un tavolo a cui far sedere tutti i soggetti interessati: allevatori, agricoltori, associazioni ambientaliste, operatori turistici. Scopo, mettere in campo tutte le strategie possibili per contenere i danni che l’animale può causare. «Prima raccoglieremo tutte le istanze provenienti dal territorio e poi ne faremo una sintesi» anticipa l’assessore Marco Gallo.

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