
Asia Motta
Biennale democrazia è un progetto della città di Torino realizzato dalla fondazione cultura di Torino. L’obiettivo della manifestazione è promuovere e diffondere una cultura della democrazia.
Quest’anno sono stati coinvolti più di 45.000 partecipanti, 160 volontari e 80 collaboratori ed oltre 250 ospiti e relatori italiani e internazionali.
Ci sono stati più di 150 appuntamenti tra lezioni, dibattiti, letture, seminari di approfondimento e performance.
Un aspetto fondamentale di questa edizione è stato l’impegno a portare alla luce realtà spesso lontane e poco conosciute. Sono stati organizzati ad esempio incontri su Gaza e sulla questione israelo-palestinese, con dialoghi tra giornalisti e esperti. Come quello tra Atef Abu Saif e Francesca Mannocchi o tra Paola Acaridi e Anna Foa.
Un dialogo importante è stato quello tra lo storico Alessandro Barbero e Manuela Ceretta sul tema “Come finisce una guerra”. Un incontro dal quale sono emerse questioni cruciali sullo studio della guerra e sul nostro
rapporto con il conflitto.
Perché Dobbiamo Ragionare sulla Guerra in Termini Più Razionali?
Il punto cardine dell’intero dialogo tra lo storico Alessandro Barbero e la professoressa Manuela Ceretta è “la guerra è un fenomeno che sfugge alla razionalità umana”.
Barbero sottolinea come i risultati delle guerre spesso non corrispondano agli obiettivi iniziali e come sia difficile prevedere con certezza il momento in cui un conflitto giunga al termine.
Per gli storici la fine della guerra è spesso un tema più complesso e meno “eccitante” rispetto all’inizio del conflitto, ma non meno importante. Ecco perché nelle scuole bisognerebbe prestare maggior attenzione alla fine di un conflitto, studiandone le cause e approfondendo l’argomento.
Un altro punto toccato dallo storico è stato quello della propaganda e delle menzogne che si ritrovano in ogni guerra. Ogni conflitto anche in tempi di democrazia è segnato dalla censura e dalla disinformazione. La
guerra è “nemica della verità e della democrazia” un fenomeno che appartiene anche alle guerre moderne. La manipolazione dell’informazione gioca un ruolo cruciale nella consapevolezza dei conflitti che accadono in altre parti del mondo.
Barbero mette in discussione anche l’ideologia secondo la quale “la storia la scrivono i vincitori”. Questo era sicuramente vero in passato ma oggi la storia è scritta da tutti. La democrazia e la libertà di stampa permette anche ai fascisti di raccontare la storia dal loro punto di vista.
Lo storico ci mette in guardia dall’illusione che le guerre non possano più accadere oggi, infatti dopo il 1945 nell’Occidente c’è stata una crescente ideologia pacifista. Non dobbiamo però dimenticare che la guerra è uno dei normali comportamenti umani. Di fatto tutt’oggi in certe parti del mondo non è mai finita. Basta pensare alla guerra di Corea, si tratta di un conflitto congelato ma mai terminato. Questo a testimonianza del fatto che le guerre possano continuare anche senza un vero e proprio scontro.
La razionalità nella fine dei conflitti non ha mai la meglio. Le guerre finiscono quando una parte prevale sull’altra e l’altra si arrende, ma la fine della guerra non segna mai la risoluzione definitiva dei problemi che l’hanno causata. La pace è quindi un obiettivo difficile da raggiungere, soprattutto quando i motivi che scatenano il conflitto
rimangono irrisolti.
Il dialogo con Alessandro Barbero ci invita a pensare alla guerra in modo più razionale e profondo. Non si tratta solo di violenza fisica, si tratta anche di propaganda, menzogna e disinformazione. Non bisogna pensare che i conflitti siano una realtà distante e che questa non ci riguardi. La guerra fa parte della nostra storia e della nostra società anche se ci sforziamo di pensare il contrario.
Bisogna quindi riflettere sulla guerra in maniera continua, razionale e consapevole senza mai dimenticare ciò che il passato ci ha insegnato.
Tutti i dialoghi e gli incontri, compreso quello di Barbero, si possono trovare sulla pagina youtube Biennale Democrazia.