20 Aprile 2024
JB | Un Partito di eredi e non di reduci, che sappia rivendicare a sé l'impegno per il futuro senza cedere di fronte alla paura e che affronti i problemi veri dell'Italia. È questa la sfida che Matteo Renzi lancia al PD dal palco del Lingotto, in apertura della tre giorni programmatica dalla quale uscirà la sua mozione al prossimo congresso
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JB | Un Partito di eredi e non di reduci, che sappia rivendicare a sé l’impegno per il futuro senza cedere di fronte alla paura e che affronti i problemi veri dell’Italia. È questa la sfida che Matteo Renzi lancia al PD dal palco del Lingotto, in apertura della tre giorni programmatica dalla quale uscirà la sua mozione al prossimo congresso.

Quasi un’ora di intervento durante il quale più volte ad essere chiamato in causa è il concetto di “noi”, con il partito che diventa collettivo e non più uomo solo al comando. Un partito, precisa Renzi, che non dovrà più essere “leggero” come lo volle Veltroni ma neanche “pesante” come quando a guidare la segreteria era Bersani: il PD diventa ora un «partito pensante» e consapevole del suo ruolo, nel Paese e in Europa.

Ed è proprio l’Europa -un po’ a sorpresa- il nuovo punto di partenza per l’azione politica di casa nostra: sicurezza, difesa, moneta e fisco le priorità per rendere l’Unione più giusta e più equa. Contro un’Europa di tecnocrati serve un’Europa democratica. Ed ecco la proposta: l’elezione diretta del Presidente della Commissione. Ci lavorerà il gruppo del PSE, per arrivare -magari già alle Europee del 2024- a primarie transnazionali che sceglieranno il candidato.

Poi l’idea del PD che verrà. Un partito di giovani democratici, progressisti e appassionati. E che sappia essere più collegiale. Primo passo, il ticket con il ministro Martina («ha salvato Expo, è un under 40 in prima fila»), che con Renzi corre per la segreteria. Un partito che può puntare a 450mila iscritti e che sappia evitare le improvvisazioni. Tornerà la scuola di formazione politica, aperta ai giovani amministratori e a chi vuole impegnarsi. Perché, sia chiaro, anche in Italia il segretario del partito di maggioranza dovrà essere il capo del governo. Serve l’identità tra guida del partito e guida del paese, altrimenti «senza consenso non si possono cambiare le cose».

Per rispondere agli attacchi di chi ha fatto della rete la nuova arena della politica, di chi «sul web fa business con le ideologie degli altri» ecco pronta Bob, la rinnovata piattaforma internet del PD. Battezzata in onore di Robert “Bob” Kennedy sarà on-line domenica sera e farà da ponte verso la base, verso le Feste dell’Unità. Primo passo, discutere la mozione. Mozione che mette al centro il “prendersi cura”, delle persone e del territorio, pensando anche a nuovi piani urbanistici e di territorio.

Il PD dell’ex segretario riparte dalla sconfitta del Referendum e sceglie il Lingotto «perché è interessante ripartire dai luoghi che hanno segnato la nostra storia». Un Lingotto metà feticcio e metà viatico per i prossimi due mesi. Orlando ed Emiliano permettendo.

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