20 Aprile 2024
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Gilberto Germani | Presidente ENPA Saronno | Ancora oggi migliaia di animali, in tutto il mondo, sono utilizzati in sagre, pali e feste popolari, forzati a compiere azioni per loro innaturali, costretti a competizioni estenuanti o esibiti per essere venduti.

La tradizione è la motivazione principale che viene adottata per giustificare questi spettacoli, fonte di notevole stress e sofferenza per gli animali, ma in realtà dietro queste usanze vi sono anche forti interessi di natura economica. Tramandarne la memoria non deve significare perpetrarle immutate nel tempo, i contenuti culturali di queste “tradizioni” andrebbero analizzati, conservandone alcuni ma sostituendo quelli inerenti l’impiego di animali.

Oltre che crudeli sagre e palii sono infatti anche diseducativi verso adolescenti e bambini, perchè nascondono dietro ad una velo di apparente normalità espressioni di violenza e coercizione verso gli animali. Non vi è giustificazione a questo tipo di intrattenimento, superare ed abbandonare crudeli abitudini del passato è un cambiamento necessario per una società civile.

Tratteremo solo alcune della manifestazioni cruente che si svolgono regolarmente in Italia e in Spagna, con l’intento di dissuadere il lettore ad assistervi, unico sistema di boicottaggio.

ITALIA

PALIO DI SIENA È tra le giostre equestri più antiche del mondo, ad ogni palio partecipano dieci contrade e si svolge nella piazza centrale di Siena. Il palio è vinto dal cavallo, con o senza fantino, che per primo compie tre giri in senso orario della piazza. Gli animali rimangono spesso gravemente feriti durante la competizione e in molti casi vengono soppressi.

Una competizione storica di chiaro stampo medievale, che si svolge due volte l’anno e che attira migliaia di turisti da tutto il mondo, l’unicità e la spettacolarità rendono questo evento la manifestazione storica più importante d’Italia. Il Palio viene corso ininterrottamente da più di 100 anni, pertanto non possiamo parlare di una rievocazione storica, ma di una vera e propria festa popolare, sentita come non mai dai partecipanti e dal pubblico che la segue.

palio-di-sienaSi afferma come festa senese solo all’inizio del ‘600 come manifestazione organizzata dalle Contrade che vi partecipavano, in seguito intorno al 1656 fu organizzata direttamente dal Comune.
All’inizio veniva organizzato solo il Palio di Provenzano (2 luglio), e la Contrada vincitrice poteva organizzare il Palio del 16 agosto (dell’Assunta) a sua discrezione. Capitava quindi che venisse corso solo il Palio di luglio. Solo dal 1802 anche il Palio dell’Assunta fu organizzato dal Comune. Il Palio viene corso dalle Contrade cittadine: Siena è divisa in 17 Contrade, che corrispondono ai territori della città. Di queste solo 10 possono concorrere alla gara, di cui 7 partecipano di diritto, mentre le altre 3 vengono estratte nei giorni prima dell’evento. Per quanto riguarda il Palio di luglio, le Contrade aventi diritto a partecipare sono: Pantera, Giraffa, Selva, Istrice, Aquila, Torre e Liocorno; le altre saranno estratte il 25 maggio. Invece per il Palio di agosto, le partecipanti di diritto sono: Tartuca, Pantera, Aquila, Nicchio, Oca, Torre e Selva; le altre saranno estratte il 6 luglio.

PALIO DELLA RANA (Fermigliano) I partecipanti spingono una carriola di legno con sopra una o più rane lungo un percorso. Se l’animale salta e cade deve essere riposizionato fino all’arrivo al traguardo. Spesso le rane finiscono schiacciate dalle ruote delle carriole o dalla folla circostante, ma non importa se qualcuna incappa in questo destino perché negli stand gastronomici sono comunque il piatto forte.

SAGRA DEI OSEI (Pordenone) Alla festa della natura inscenata da più di settecento anni in provincia di Pordenone, vengono messi in mostra migliaia di animali, rinchiusi in gabbie minuscole e sovraffollate, Molti sono uccelli da richiamo, utili ai cacciatori per adescare le loro prede, impossibilitati a seguire il loro istinto alla migrazione e condannati ad esprimere il loro desiderio di libertà solo tramite il canto che a loro insaputa attirerà i propri simili verso i proiettili dei cacciatori. Molti di questi vengono anche accecati in quanto, secondo tradizione, canterebbero meglio.

PALOMBELLA DI ORVIETO Una colomba bianca viene inserita in un tubo di plexiglass, fissata a una raggiera metallica contornata da mille petardi scoppiettanti e fatta scendere in velocità dal campanile della chiesa lungo un filo metallico. Questa è la sceneggiata che rappresenterebbe lo spirito santo che discende sugli apostoli illuminandoli, la colomba, considerata l’icona dell’evento, in realtà non è altro che un animale imprigionato e relegato al ruolo di vittima sacrificata in nome di una ritualità che resta immutata da secoli.

La Festa della Palombella fu istituita nel XV secolo per iniziativa della famiglia dei Monaldeschi e, originariamente, si svolgeva all’interno del Duomo, finché dal 1845, per rispetto della santità e incolumità della Cattedrale, fu spostata sulla piazza prospiciente, facendo partire la colomba dai tetti dei Palazzi Saracinelli e Faina. È soltanto dal 1940 che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Madonna parte dal tetto della vicina Chiesa di San Francesco, percorrendo, su un cavo aereo, la Via Maitani.

maxresdefaultCome da copione, la festa prevede che, a mezzogiorno in punto, il vescovo sventoli un fazzoletto bianco dal balcone del Palazzo dell’Opera del Duomo, dando così il segnale ai valletti – li riconoscerete, in mezzo alla folla, per via delle livree e delle parrucche settecentesche che indossano – già posizionati sotto il baldacchino con il Cenacolo che, nei giorni che precedono la festa, viene allestito sul sagrato della cattedrale. Accompagnata dal suono delle campane, la bianca colomba, legata con nastrini rossi a una raggiera, scende verso il baldacchino addobbato con tralci di foglie. All’interno dell’edicola neogotica trovano posto sei antiche sagome lignee dipinte, che raffigurano la Vergine e gli Apostoli a grandezza naturale in una composizione di articolata simmetria. All’arrivo della colomba, sul loro capo, si accende una fiammella, tra lo scoppio di mortaretti, gli applausi e gli immancabili palloncini sfuggiti di mano a qualche bambino.

Scortati dai tamburini del corteo storico, i valletti mostrano la palombella alla folla e la portano all’interno del palazzo dell’Opera del Duomo, dove il volatile viene liberato, visitato e dato in dono all’ultima coppia di sposi novelli, che hanno il compito di prendersene cura finché sarà in vita. Il nastrino rosso, tagliato in molti pezzi, sarà regalato ai fortunati che hanno l’onore di assistere dalle finestre riservate alle autorità e agli invitati.

Negli anni la festa si è attirata le critiche di molti animalisti che, adducendo le sofferenze per il piccolo volatile, hanno chiesto la sostituzione della colomba con un simulacro.

La colomba scelta per simboleggiare la discesa dello Spirito Santo deve percorrere tutta la Via Maitani senza mai fermarsi. Secondo antiche superstizioni, infatti, se si ferma a metà strada segue un anno di sventure. La possibilità che questo avvenga, in realtà, appare piuttosto remota, dal momento che il cavo teso è in acciaio. Anticamente, però, quando era ancora una corda, la colomba si fermò presagendo l’arrivo della guerra.

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