19 Aprile 2024
JB | A Parigi l'accordo si farà, ma sarà un accordo annacquato da tante clausole. È un bicchiere mezzo vuoto quello che il climatologo Luca Mercalli porta al tavolo della Green School, organizzata lo scorso fine settimana a Torino da Green Italia.
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JB | A Parigi l’accordo si farà, ma sarà un accordo annacquato da tante clausole. È un bicchiere mezzo vuoto quello che il climatologo Luca Mercalli porta al tavolo della Green School, organizzata lo scorso fine settimana a Torino da Green Italia.

Mancano quaranta giorni all’apertura dei lavori della Cop21 -spiega Mercalli in apertura del suo intervento- ma pochi in Italia sanno dell’esistenza della Conferenza delle Parti della convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici.

“C’è un deficit di comunicazione, solo un italiano su dieci è informato. In Francia non passa giorno senza che un quotidiano nazionale pubblichi un articolo, un approfondimento o anche solo un’intervista sul clima e di riflesso su Cop 21″. Questo certo per tenere alta l’attenzione sull’appuntamento di Parigi ma anche perché, nonostante le pur lodevoli prese di posizione e le dichiarazioni di intenti, i livelli di CO2 in atmosfera non accennano a calare e il punto di non ritorno si avvicina pericolosamente. Manca una diffusa e condivisa presa di coscienza.

Ancora Luca Mercalli: “negli ultimi 40 anni abbiamo assisistito a grandi picchi di interesse per i cambiamenti climatici, subito seguiti però dal completo disinteresse. L’Italia passa da una trascinate emotività a lunghe pause. Manca una linearità, una costante presa di posizione, dell’opinione pubblica e dei governi”.

E dire che a volerli ben guardare i segnali di un cambiamento ormai in atto ci sono tutti. Luglio 2015 è stato il mese più caldo degli ultimi 250 anni, l’estate che ci siamo appena lasciati alle spalle è stata la seconda più rovente di sempre dopo quella del 2003. I campanelli d’allarme stanno suonando e la termodinamica è sensibile ai livelli di anidride carbonica dell’atmosfera, non ai protocolli o agli accordi internazionali, spesso disattesi dagli stessi Paesi firmatari.

“Se a Parigi i 190 governi troveranno l’accordo e lo rispetteranno si potrà puntare a contenere l’aumento della temperatura in soli 2 gradi centigradi entro la fine del secolo. Se non si arriverà ad una firma allora il pericolo è veder crescere di 5 gradi la temperatura”. Negli ultimi cento anni la temperatura media è cresciuta di 1 grado, con notevoli conseguenze: estati torride, eventi pluviometrici estremi, aumento del livello dei mari e arretramento dei ghiacciai.

“Ormai bisogna contenere i danni -conclude Mercalli- e iniziare seriamente a introdurre il concetto di adattamento della specie umana alle mutate condizioni di vita causate da uno spostamento verso nord delle ondate tropicali”. Un esempio per tutti: questa estate Ravenna ha fatto registrare temperature e condizioni ambientali del tutto simili a quelle di Calcutta.

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