19 Aprile 2024
JB | L'inverno 2015-2016 è stata una stagione anomala, la più anomala della storia moderna. Il dominio pressoché incontrastato dell'anticiclone su tutta l'Italia ha avuto come conseguenza un clima stabile e mite al punto che lo scorso dicembre ha fatto registrare un -91% di precipitazioni rispetto alle consuete medie del periodo
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JB | L’inverno 2015-2016 è stata una stagione anomala, la più anomala della storia moderna. Il dominio pressoché incontrastato dell’anticiclone su tutta l’Italia ha avuto come conseguenza un clima stabile e mite al punto che lo scorso dicembre ha fatto registrare un -91% di precipitazioni rispetto alle consuete medie del periodo.

È stato il quarto mese di dicembre più caldo di sempre a partire dal 1825, da quando cioè è iniziata la registrazione delle temperature. Gennaio non è stato da meno, con una crescita delle medie di +1,2°. Il 2016 si prepara così a essere ancor più caldo del 2015, una eventualità che porterebbe a tre gli anni consecutivi di incremento della temperatura.

Ne abbiamo parlato con Claudio Cassardo, esperto di cambiamenti climatici, docente di meteorologia, fica dell’ambiente e fisica del clima all’Università di Torino.

Professor Cassardo, che cosa sta succedendo al clima e agli equilibri dell’atmosfera?

Si palesano gli effetti del riscaldamento globale. Anche il mese di gennaio ha fatto registrare temperature al di sopra della norma, così come i primi quindici giorni di febbraio. I tradizionali giorni della Merla invece di freddo e ghiaccio hanno portato alberi in fiore. Sono segnali che gradualmente le temperature stanno aumentando. È questo non è un bene. È stato un inverno particolarmente severo per il il nordovest italiano e per il Piemonte: piove e nevica pochissimo, appena qualche decina di millimetri d’acqua e quel che è peggio spesso sotto forma di temporali, un evento insolito in questa stagione.

Anche gli anelli di smog intorno alle città della pianura Padana sono una conseguenza di questo inverno anomalo?

Quando si susseguono condizioni di alta pressione si ha come effetto una stabilità dell’aria, con poco se non addirittura scarso ricambio specie sopra le grandi città come Milano. E Torino non fa eccezione, anzi: chiusa tra le Alpi e le colline l’aria di tutta la zona metropolitana viene schiacciata verso il basso e lì ristagna. Risultato, gli anelli di smog prodotto dal traffico veicolare, dalle industrie e dal riscaldamento domestico non vengono spazzati via dalle piogge o dal vento. È un problema di difficile risoluzione che si riproporrà sempre più frequentemente nel nel futuro.

L’inverno è già finito o dovremo attenderci un colpo di coda nelle prossime settimane?

In base alle medie che abbiamo registrato mi sento di escludere un precipitare delle temperature. È pur vero che le previsioni meteo a pochi giorni fanno ipotizzare qualche gelata, anche se tardiva. Ma resta comunque un fenomeno molto improbabile. Sono invece in attività incursioni di aria fredda sulle coste americane ma difficilmente ne sentiremo gli effetti.

I gas serra sono i principali responsabili del cambiamento climatico che stiamo vivendo. Che cosa si può fare per rallentare gli impatti negativi?

Nel piccolo tutti noi possiamo contribuire a ridurre l’emissione di gas serra. Proviamo a lasciare l’auto parcheggiata sotto casa e muoviamoci in città con i mezzi pubblici. Meglio ancora meglio con la bicicletta. Se vogliamo aumentare la scala di intervento, possiamo convincere i nostri vicini di casa a installare pannelli solari sui tetti dei condomini o a convertire le vecchie caldaie in nuovi sistemi di combustione meno inquinanti. In ultima analisi appoggiare i movimenti green: la produzione di energie da fonte rinnovabili è un settore in crescita e ha le potenzialità per soppiantare l’economia tradizionale. Il settore dei prodotti petroliferi, dai combustibili ai derivati, è destinato a esaurirsi con evidenti benefici per l’ambiente e la salute.

Sono passati due mesi dalla Cop21 di Parigi. Che giudizio dà dell’accordo?

È un accordo che possiamo leggere con una doppia interpretazione. Si è finalmente raggiunto un punto di intesa e questo è un bene. I tanti meeting preparatori sono stati frequentati non sono da tecnici e addetti ai lavori ma finalmente anche da esponenti della politica e dei governi. Questo è  una prova della accresciuta consapevolezza collettiva del problema, anche perché sul documento di Parigi sono state siglate più firme che a Kyoto. L’aspetto negativo è che l’accordo uscito dalla Cop21 non è ancora vincolante. Dovrà essere ratificato dai singoli stati e le promesse volontarie di tutti i Paesi potrebbero non essere sufficienti ad evitare un innalzamento di due gradi della temperatura entro la fine del secolo. Serve fare di più. Però è un primo passo a cui dovranno seguirne altri, perché sia veramente efficace. Non possiamo più abbassare la guardia.

I prossimi mesi saranno ancora caratterizzati da temperature al di sopra della media?

Dobbiamo distinguere tra scala locale e scala globale. Paradossalmente è più facile la previsione globale. Stiamo attraversando una fase molto intensa del fenomeno El Nino: interessa le fasce equatoriali dove la temperatura media globale è più alta della norma, perché il mare si rimescola di meno e la parte calda resta in superficie. Questo ci porta a ipotizzare che il 2016 sarà ancora un anno caldo, almeno nella prima parte. Sul locale è difficile sbilanciarsi. In regioni come il sud est dell’Europa e la zona alpina sono troppi e mutevoli i fattori che concorrono a determinare il clima. Le previsioni stagionali sono poco affidabili. Non si può dire con certezza come sarà la prossima primavera. Meno ancora possiamo ipotizzare come sarà l’estate.

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