18 Aprile 2024
Gilberto Germani | Presidente ENPA Saronno | Ogni anno vengono uccisi milioni di animali per la loro pelle: il 20% circa proviene da catture con trappole, il restante 80% da allevamenti specifici. È inconcepibile che la vanità spinga gli esseri umani a non riconoscere alcun valore alla vita di così tanti animali pur di indossare una pelliccia,
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Gilberto Germani | Presidente ENPA Saronno | Ogni anno vengono uccisi milioni di animali per la loro pelle: il 20% circa proviene da catture con trappole, il restante 80% da allevamenti specifici. È inconcepibile che la vanità, soprattutto femminile, spinga gli esseri umani a tal punto da non riconoscere alcun valore alla vita di così tanti animali pur di indossare, non per necessità, una pelliccia, un capo o un accessorio di pelle. È inammissibile che la gente rimanga indifferente di fronte a tanta sofferenza.

L’ermellino è un piccolo animale la cui pelliccia è più nobile e regale di tutte. Essa è troppo preziosa per rischiare che sia danneggiata dalla trappola, perciò si Usano sbarre metalliche coperte di grasso. L’ermellino, attratto dal grasso, lecca le sbarre e il freddo intenso, agendo sul ferro, fa si che la lingua vi rimanga incollata. Non esiste possibilità di fuga; gli inevitabili tentativi di scappare aggravano la situazione e una parte sempre più estesa della lingua aderisce al ferro fino a che, piano piano, tutta la bocca si indurisce per la prolungata esposizione al gelo artico.

Il visone è un animale tenace e lotta tentando di liberarsi dalla tagliola a forza di strappi e balzi. Si contorce e si dimena disperatamente: Dopo un po’ di tempo, per la pressione delle ganasce della trappola e il gonfiore causato dalla ferita, la circolazione del sangue si arresta, la zampa diventa insensibile, ma il dolore nella parte superiore aumenta facendolo soffrire atrocemente. La zampa congela in poche ore o in un giorno. Il visone, impazzito dal dolore, se la morde, a volte staccandosi il pezzo tra le ganasce e sfilando la zampa ì, altre mordendo la parte superiore fino a rompere ossa e nervi: riesce a scappare, se non muore di congelamento prima.

Le renne forniscono la loro pelle per eleganti giacche, giubbotti e giacconi. La fornitura comincia in Lapponia, con l’annuale mattanza. Le oltre 200.000 renne che pascolano nei boschi di betulle sono radunate in un recinto nel quale avviene il grande massacro rituale, sembra, come la corrida: i maschi sono catturati al laccio, trascinati per le corna, abbattuti in terra e finiti con un coltello. 70.000 maschi ogni anno muoiono nei recinti della mattanza.

Uno dei capitoli più agghiaccianti delle catture è quello della caccia alle foche. Negli ultimi anni solo in Canada sono stati uccisi milioni di cuccioli di foca preferiti per il manto ancora quasi completamente bianco, pregiato per i mercati europei e asiatici. La morte a cui vanno incontro questi animali è la più violenta e crudele immaginabile: un team di veterinari indipendenti ha documentato che il 42% delle foche esaminate erano state scuoiate vive, e il 40% colpito ripetutamente prima di morire. I cuccioli in età compresa tra le 2 e 12 settimane di vita ancora non sanno nuotare, perciò non hanno la possibilità di fuggire ai cacciatori e le loro madri li difendono fino alla morte, usando il proprio corpo come scudo. Senza scampo arriva la fine: scuoiati vivi o colpiti ripetutamente con bastoni uncinati. Dopo anni di battaglie gli animalisti hanno vinto: il 5 maggio 2009 il Parlamento Europeo ha votato il bando delle pelli e prodotti derivanti dalla caccia commerciale alle foche. È stata la fine di un business insostenibile.

Per ottenere le pelli dei serpenti, delle lucertole e di altri rettili, s’inchiodano questi animali vivi ad un albero o ad un palo mediante un chiodo conficcato nella testa; si pratica poi un’incisione sulla parte posteriore del capo e si tratta la pelle, tutta intera. Dopo averli spellati, nessuno si cura di questi animali, che trascorrono in quello stato giorni e giorni prima che la morte ponga fine alle loro sofferenze, tormentati dalle punture degli insetti e invasi dalle formiche.

Vita negli allevamenti | L’animale più allevato per la sua pelliccia è il visone, seguito dalla volpe. Per la loro pelliccia vengono allevati anche altri animali, quali cincillà, linci e criceti. Il 64% degli allevamenti sono in Europa del nord, 11% sono in Nord America, e i restanti sono dispersi in ogni parte del mondo, in Paesi quali Argentina and Russia.

Gli allevatori di visone di solito allevano le femmine una volta l’anno. Ci sono circa 3 o 4 cuccioli sopravvissuti per ogni figliata, sono uccisi quando raggiungono circa i 6 mesi di età, dipende dal paese in cui si trovano, dopo il primo duro gelo. I visoni usati per la riproduzione sono tenuti 4 o 5 anni. Gli animali, alloggiati in gabbie insopportabilmente piccole, vivono con la paura, la tensione, le malattie, parassiti e altre avversità fisiche e psicologiche, tutto per il beneficio di un’industria globale che guadagna annualmente miliardi di dollari.

Milioni di conigli sono macellati per la carne, specialmente in Cina, Italia e Spagna. Una volta considerati un mero sottoprodotto di questo consumo, l’industria della pelliccia di coniglio richiede pelli più folte di quelle di un animale più anziano (i conigli da carne sono uccisi tra le 10 e le 12 settimane). Le Nazioni Unite riferiscono che “poche pelli sono recuperate dai mattatoi” e paesi quali la Francia uccidono circa 70 milioni di conigli all’anno per la pelliccia, usata per l’abbigliamento, come esche nella pesca con la mosca e in decorazioni in pelliccia su articoli.

Per tagliare i costi, gli allevatori stipano gli animali in piccole gabbie, che gli permettono di fare solo pochi passi avanti e indietro. Questo affollamento e relegazione è particolarmente affliggente per i visoni, animali solitari che possono occupare 2,500 acri di habitat nell’ambiente selvaggio. La vita angosciante in una gabbia porta i visoni ad auto mutilarsi mordendosi la pelle, code e zampe e camminando freneticamente e incessantemente in circolo. Zoologi della Oxford University che hanno studiato i visoni in cattività, scoprirono che malgrado generazioni allevate per la pelliccia, i visoni non si sono addomesticati e soffrono molto in cattività, specialmente se non gli è data l’opportunità di nuotare. Volpi, procioni e altri animali si comportano nello stesso modo arrivando al punto di mangiarsi fra di loro. 

Gli animali negli allevamenti sono nutriti con sottoprodotti della carne considerati non adatti per il consumo umano. L’acqua è fornita con un sistema a rubinetti a regolazione che si gela spesso durante l’inverno o può non funzionare a causa di errori umani. Gli animali negli allevamenti sono più sensibili alle malattie rispetto ai loro simili che vivono libere. Malattie contagiose come la polmonite passano rapidamente da gabbia a gabbia, come anche pulci, zecche, pidocchi e acari. Le mosche portatrici di malattie prosperano nei mucchi di rifiuti decomposti che si raccolgono per mesi sotto le gabbie. Le riprese video e le foto portate dagli investigatori mostrano gli animali sofferenti con gravi infezioni e lesioni, non curate e lasciati morire lentamente.

Le gabbie in cui vivono gli animali sono spesso tenute in baracche aperte che forniscono poca o nessuna protezione dal vento o dal clima rigido. La loro pelliccia da sola non è sufficiente per tenerli al caldo durante l’inverno, e in estate i procioni soffocano perché non hanno acqua nella quale rinfrescarsi. Quando i procioni imparano a bagnarsi premendo sugli abbeveratoi che forniscono acqua potabile, gli allevatori modificano il cappuccio della valvola per tagliare anche questo scarno sollievo.

Nessuna legge sulla macellazione protegge gli animali negli allevamenti degli animali da pelliccia, i metodi di uccisione sono macabri. Gli allevatori si preoccupano solo di conservare la qualità della pelliccia, usano metodi di macellazione che mantengono le pelli intatte ma che causano estreme sofferenze per gli animali. Gli animali piccoli possono essere stipati in scatole e avvelenati col lo scarico caldo e non filtrato del motore di un camion. Il gas di scarico del motore non è sempre letale, e alcuni animali si risvegliano mentre vengono scuoiati. Agli animali più grandi viene applicato un morsetto o un’asta nelle loro bocche mentre un bastoncino è inserito nell’ano, vengono dolorosamente fulminati. Altri animali sono avvelenati con stricnina, che li soffoca paralizzando i loro muscoli con dolorosi crampi. Avvelenamento con gas, camere di decompressione e rottura del collo sono altri comuni metodi di macellazione degli animali allevati per la pelliccia.

Quanti animali servono? | Un’idea della portata del massacro di tutti questi animali è data dal numero d’individui necessari per confezionare un singolo capo di pelliccia: agnello karacull 26-28; castoro 16-20; cincillà 130-200; ermellino 180-240; foca (cucciolo) 5-8; lince 8-18; lontra 10-20; lupo 3-5; opossum 34-40; visone 30-50; volpe 10-20; zibellino 50-80.

Allo scopo di produrre pelli e pellicce atte al confezionamento di inserti per guanti, colli, cappelli, giocattoli, fodere di cappotti e giacche, suole per scarpe e stivali oltre due milioni di cani e gatti sono allevati e brutalmente uccisi in Cina, Thailandia, Filippine e Corea. Le condizioni degli allevamenti sono spaventose, e gli animali affrontano un vero e proprio calvario fino alla fine dei loro giorni. Molto spesso i cani e i gatti non provengono neanche dagli appositi allevamenti, ma sono cresciuti in piccole aziende a gestione familiare, dove vivono stipati in minuscole gabbie per poi morire in maniera agghiacciante davanti agli occhi dei loro compagni. I cani vengono sgozzati e fatti morire dissanguati, oppure bastonati sulla testa. I gatti vengono spesso impiccati con cappi metallici. In Italia l’allevamento, l’importazione e il commercio delle pelli di cane e di gatto è illegale (Legge 189/04 sui maltrattamenti degli animali). Tuttavia bisogna prestare attenzione al fatto che, per nascondere la provenienza delle pelli ai consumatori, sull’etichetta (quando presente) vengono utilizzati pseudonimi e nomi di fantasia.

Crediamo che tutti gli animali abbiano gli stessi diritti e, pertanto, ci auguriamo di arrivare a un divieto totale dell’utilizzo delle loro pelli. Di fatto, l’Italia continua ad avere, proporzionalmente alla popolazione, il più alto consumo di pellicce rispetto agli altri Stati e, quindi, a quanto pare, il più basso livello di coscienza e sensibilità umana.

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