30 Aprile 2024
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Carlotta Viara |

Argomenti molto interessanti ed ampia partecipazione per la call tenutasi ieri sul tema “del momento”: la vaccinazione (https://www.facebook.com/groups/2772138132875066/permalink/3561185220637016/).

Promossa dal Comitato Torino Sanità in #Azione e moderata dal referente, G. Diaferia, ha potuto contare sul contributo di eminenti specialisti nel campo accademico, medico e giuridico.

In apertura A. Andrion, del comitato politiche post covid-19, introduce le principali questioni relative alla scelta del vaccino (caratteristiche, tempistiche, costi), al programma vaccinale (criteri d’individuazione, logistica distributiva, tracciamento, studi sull’efficacia), ai problemi emergenti chesaranno sviluppati nel corso dell’incontro.

Tra le criticità si evidenzia in particolare, come già denunciato, l’inadeguatezza dei mezzi messi a disposizione, allo stato attuale, della medicina territoriale: il ruolo fondamentale che andrà a svolgere per il successo dell’operazione non potrà prescindere dal suo potenziamento, mediante concreti investimenti.

La situazione locale è illustrata da A. Rinaudo, responsabile legale dell’unità di crisi della regione Piemonte.

A fronte dei frequenti equivoci, si ribadisce che, in questa prima fase, la ristretta cerchia dei soggetti destinatari è ben delineata dal piano ministeriale, senza possibilità di deroga alcuna a livello decentrato; l’adesione è alta, ma nelle residenze sanitarie assistenziali si registra riluttanza da parte degli oss.

Le difficoltà si riscontrano nella conservazione, nella distribuzione e nella somministrazione, che devono avvenire nel più rigido rispetto della catena del freddo; la seconda fase dovrebbe partire a fine febbraio e coinvolgere una più ampia platea di aventi diritto, con modalità facilitate di trasporto ed inoculazione, considerato che il tipo di vaccino previsto, AstraZeneca, è più “semplice” di Pfizer-BioNTech e di Moderna: sarà strategico dotare congruamente gli addetti di tutte le risorse necessarie per la riuscita dell’impresa.

L’intervento di G. Di Perri, professore ordinario di malattie infettive UniTo e responsabile dell’“Amedeo di Savoia”, previa analisi di alcuni casi clinici emblematici, fornisce dati preziosi sull’infezione, il suo andamento, le terapie sperimentate e da sperimentarsi, ponendo l’accento sull’importanza di giocare d’anticipo.

L’Amedeo di Savoia non è stato inserito nei 28 centri vaccinali ad ora individuati dalla regione, ma si candida ad esserlo, grazie alla predisposizione strutturale degli ambienti ed alla massima disponibilità del qualificato personale medico-infermieristico.

Lo scenario epidemiologico piemontese è descritto da G. Costa, professore ordinario di salute pubblica UniTo, che mette in luce come il virussiaapprodato in un contesto demografico costituito da una larga fetta di popolazione anziana; fattore che, unitamente ad una sanità indebolita da scelte politiche miranti più al risparmio che alla qualità, ne ha favorito l’attecchimento, con una mortalità maggiormente concentrata tra gli ultrasettantacinquenni.

M. Giustetto, presidente dell’ordine dei medici di Torino, ha riferito che l’ordine si sta attivando, in accordo con le istituzioni, per costituire nuclei di vaccinatori volontari, stante il buon numero di colleghi che si sono proposti.

Quanto alla medicina generale, si punta al coinvolgimento dei medici di base per una rapida e capillare organizzazione in vista della nuova fase; perplessità invece sull’ipotesi del vaccino in farmacia.

Spunti di riflessione anche sul versante obbligo di vaccinazione e “passaporto” del vaccinato,che implicano considerazioni di carattere etico, deontologico e legale.

Proprio sugli aspetti giuridici sifocalizza la relazione dell’ex magistrato G.  Vitari, che richiama l’attenzione sull’art. 32 della nostra Costituzione,inerentelatutela della salute quale fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività.

L’obbligatorietà della vaccinazione non può che nascere da una legge dello Stato: ne discende che, in difetto, non ci può essere sanzione a carico di chi non ottempera.

Altro argomento è quello del consenso informato, disciplinato dalla legge 219 del 2017 e poi ripreso dal farraginoso decreto legge n. 1 del 2021: quest’ultimo presenta molte contraddittorietà, tanto da rappresentare una soluzione “abborracciata” e foriera di complicazioni nella sua applicazione pratica.

Conclude la conferenza A. Grassi, che, nella sua duplice veste di medico al “Mauriziano” e di vicesindaco di un piccolo comune della cintura torinese, racconta uno spaccato della realtà di un ospedale cittadino con reparti covid e di una rsa di provincia.

Numerose le domande dei partecipanti, soprattutto in tema di legittimità del passaporto sanitario, effetti (ancora allo studio) della vaccinazione, rischio (per ora scongiurato) di carenza dei vaccini.

Le conclusioni svolte dal referente di Sanità Azione Torino Giorgio Diaferia hanno comunque evidenziato una difformità di effettuazione della vaccinazione Covid , anche con diverse scelte sul “richiamo”, l’assurda esclusione dell’Ospedale Amedeo di Savoia dalla possibilità di effettuare vaccinazioni, Ospedale che ancora oggi non ha, nonostante le promesse della Regione, dei letti di terapia Intensiva. Più controlli sui trasporti e la preparazione dei vaccini Moderna e Pfizer vanno certamente effettuati , così come occorre riuscire a coinvolgere una popolazione molto più vasta di OSS delle RSA  a vaccinarsi, vista l’estrema fragilità degli ospiti. La preparazione degli ambulatori dei medici di medicina generale poi latita totalmente rischiando ancora una volta di non essere pronti al via della campagna di vaccinazione di massa per il Covid.

E’ possibile rivedere l’intera call al seguente linkhttps://www.facebook.com/100000295289070/videos/4066891906663945/

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