20 Aprile 2024
JB | Le trivelle inquinano e la conferma arriva dalle cozze. Sostanze chimiche pericolose, con un forte impatto sull’ambiente, sono state trovate nei sedimenti e nei mitili che vivono in prossimità delle piattaforme offshore in Adriatico
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JB | Le trivelle inquinano e la conferma arriva dalle cozze. Sostanze chimiche pericolose, con un forte impatto sull’ambiente, sono state trovate nei sedimenti e nei mitili che vivono in prossimità delle piattaforme offshore in Adriatico.

Spesso con concentrazioni superiori ai parametri di legge.
Lo ha reso noto Greenpeace nel suo rapporto Trivelle Fuorilegge, pubblicato qualche giorno fa. Si tratta di contaminazioni da idrocarburi policiclici aromatici e da metalli pesanti, sostanze che in molti casi sono in grado di risalire la catena alimentare, fino a raggiungere gli esseri umani.

I dati del rapporto sono ufficiali e non “di parte”, in quanto comunicati direttamente dal Ministero e resi pubblici per la prima volta. Spiegano da Greenpeace: “abbiamo chiesto al Ministero dell’Ambiente con un’istanza pubblica di accesso agli atti di ottenere i dati di monitoraggio delle piattaforme presenti nei mari italiani”. Il Ministero -dice ancora Greenpeace- ha fornito però soltanto i dati di monitoraggio relativi agli anni 2012-2014 di 34 impianti delle coste di Emilia Romagna, Marche e Abruzzo.

Mancano all’appello i report di altre cento piattaforme.
I risultati sono comunque preoccupanti. Laddove esistono dei limiti fissati dalla legge, le trivelle assai spesso non li rispettano e nei pressi delle piattaforme monitorate si trovano abitualmente sostanze associate a gravi patologie, tra cui il cancro. Una situazione che si ripete di anno in anno.

Al quadro ambientale critico si aggiunge il fatto che i monitoraggi sono stati eseguiti da ISPRA, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente su committenza di ENI, proprietaria delle piattaforme oggetto di indagine. In pratica -conclude  Greenpeace-  l’organo istituzionale (ISPRA) chiamato a valutare i risultati del monitoraggio sul mare che circonda le piattaforme offshore opera su committenza della società che possiede le piattaforme oggetto d’indagine (ENI).

Per saperne di più leggi le news di GreenPeace Italia

 

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