19 Maggio 2024
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di Federico Cuomo | Virginia Raggi e Chiara Appendino sono le due donne del momento: la politica italiana da settimane non fa che gravitare attorno a loro e al loro passato, interrogandosi su parentele e amicizie, esibite e nascoste. Domande, queste, che hanno fatto scivolare in secondo piano l’interesse per i temi che giusto un mese fa erano al centro della campagna elettorale all’ombra del Cupolone e sotto la Mole.

xraggi-raggi-sindaco-roma-raggi-giunta-comunale.jpg.pagespeed.ic.ZO0k9dmZUZA Roma Raggi fa i conti ancora una volta con il suo passato lavorativo: dopo il praticantato nello studio legale di Cesare Previti è spuntato un incarico (con relativa poltrona) in una società legata all’ex sindaco Gianni Alemanno. E intanto, fuori dal suo ufficio in Campidoglio, i romani affrontano il quotidiano caos del traffico, dei trasporti e dell’igiene urbana senza contare gli sviluppi dell’inchiesta Mafia Capitale.

appendino-torino-afp-telefoto-kFCF--835x437@IlSole24Ore-WebDiversa la situazione ottocento chilometri più a nord. In Piazza Palazzo di Città Appendino è ripartita da dove Piero Fassino aveva dovuto interrompere ob torto collo. In agenda società partecipate, privatizzazioni, nomine senza farsi mancare qualche scintilla dovuta all’attrito con l’establishment cittadino. Nessuna grande rottura, però. Neanche sulle grandi opere, tanto contestate dai Pentastellati in campagna elettorale. Il progetto per la seconda linea della metro non è stato depennato così come non verrà accantonata la Cittadella della Salute, specie dopo il faccia-a-faccia con il presidente della Regione Sergio Chiamparino. Stesso discorso per un fiore all’occhiello della cultura ormai nazional-popolare quale è diventato il Salone del Libro, nuovamente a rischio trasferimento al di là del Ticino in direzione Milano.

Insomma, un “adelante Pedro, con juicio” in salsa sabauda, attenti a non sciupare quanto (magari di buono) già fatto. Come nel caso dei progetti di Torino Smart City avviati dall’ex-assessore all’Innovazione Enzo Lavolta, che sembrano trovare un naturale proseguimento con la nuova amministrazione.

Non ditelo a Renzi né a Grillo, a Torino PD e M5S non sembrano così diversi e non hanno molta voglia di gridarsi addosso. Chissà che ancora una volta non sia colpa, o merito, della compostezza che si respira con l’aria sabauda.

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