
Il tappo su Torino
— 18 Novembre 2015JB | Torino non ha perso la sua vocazione industriale ma è una città bloccata da un tappo che va fatto saltare. E le colpe di questo immobilismo vanno equamente distribuite, con una sana e onesta autocritica. Ne è convinto l’ex leader della Fiom piemontese Giorgio Airaudo, oggi parlamentare di Sel e da pochi giorni ufficialmente candidato anti-Fassino nella corsa a Palazzo Civico della prossima primavera.
Occasione per tastare il terreno della imminente campagna elettorale, la proiezione di Mirafiori Luna Park del regista torinese Stefano Di Polito (ne abbiamo parlato qui) organizzata dalla Fondazione Benvenuti in Italia.
La favola del film di Di Polito, tre operai in pensione che si riappropriano della loro fabbrica in disuso e ormai destinata allo smantellamento, è una denuncia di quanto sta accadendo nell’indifferenza generale. Le grandi industrie chiudono, ripensano la loro presenza sui mercati e abbandonano le città. Succede a Torino e succede a Milano, una fuga che lascia dietro di sé eredità ingombranti, spesso scomode da gestire. Un esempio per tutti è proprio Mirafiori, quartiere per quasi un secolo cresciuto intorno a “mamma” Fiat. L’occupazione è crollata, ma non è scomparsa: tra enti centrali, stampaggi e meccaniche lavorano cinquemila persone. Ma certo -dice Airaudo– per Mirafiori si poteva fare di più, invece di accontentarsi delle proposte di Marchionne. Il declino non è però inarrestabile: “il dieselgate di VolksWagen darà un’accelerazione inaspettata al mondo dell’auto e Torino ha le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista, sempre che la politica abbia una visione chiara di ciò che è necessario fare”. Ad esempio? “Riempire gli spazi vuoti abbandonati da Fiat, magari portando dentro buona parte di quell’indotto dell’automotive oggi disperso a pioggia tra prima e seconda cintura del capoluogo”.
Riempire gli spazi vuoti è compito di Torino Nuova Economia, società a capitale misto pubblico-privato costituita nel 2005 da Regione Piemonte, Provincia e Città di Torino e Fiat SpA per mantenere nell’area di Mirafiori un polo di attività produttive (qui il nostro approfondimento). “L’ex Centro Stile tornerà ad occuparsi di progettazione e darà lavoro a un centinaio di dipendenti grazie all’arrivo della Tecnocad che ha investito un milione di euro per la riqualificazione di un capannone ormai in disuso” spiega Davide Canavesio amministratore delegato di TNE. Che aggiunge: “il bando per l’assegnazione dei 60mila metri quadri della Logistica ha avuto un migliaiomdi manifestazioni di interesse, sono arrivati 45 progetti e ora siamo alle battute finali per la scelta tra le otto proposte giudicate migliori”.
Le fabbriche finiscono, insomma ma gli interessi restano e su questi bisogna puntare. Interessi del pubblico e della collettività, che devono lavorare di comune accordo altrimenti si rischia di perdere due volte. Come nel caso di Pininfarina, con Bollorè che porterà il suo progetto di auto elettrica in Bretagna abbandonando il Piemonte. “Tutto ciò che è stato fatto -aggiunge ancora Airaudo– non ha evitato il declino e ora serve un segnale di discontinuità. Per creare occupazione non basta il JobsAct di Renzi, servono eccellenze e le eccellenze di casa nostra vanno supportate dalle politiche del lavoro e dagli imprenditori, che hanno invece scelto di allontanarsi dalla comunità”. Il Piemonte è in difficoltà, ha ceduto più di altre aree del Norditalia -sono dati dell’Ufficio Studi di Mediobanca– e il tasso di disoccupazione è al12%. Nessuno più investe per incassare gli incentivi del Governo. Un territorio è attrattivo solo se ha competenze, idee e opportunità per svilupparle.
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