
Vercellese e Alessandrino, discariche del nucleare italiano
— 10 Marzo 2018Deborah Pedone | Con il referendum del 1987 l’Italia ha detto no all’energia nucleare, ma dopo trent’anni il problema delle scorie è ancora da risolvere. Saluggia e Trino, piccoli centri del vercellese, famosi un tempo per le loro produzioni agricole (fagioli e riso), sono diventati noti per ospitare il 96% delle scorie nucleari italiane. Parte di queste si trova anche nell’area di Bosco Marengo, in provincia di Alessandria.
La centrale Enrico Fermi a Trino, entrata in funzione nel 1964, fu il primo impianto nucleare in Italia. Poco dopo venne aperto l’impianto Eurex a Saluggia, destinato a riprocessare il combustibile nucleare esausto per ricavarne uranio e plutonio, da riciclare come nuovo combustibile. Proprio qui si svolgeva il lavoro più contaminante. Saluggia oggi ospita 2.886 metri cubi di rifiuti nucleari, la cui radioattività decade dopo centinaia di migliaia di anni.
Il 7 marzo scorso a Torino si è riunito il Tavolo per la trasparenza sul nucleare in Piemonte durante il quale è stato fatto il punto sulle attività di disattivazione degli impianti delle tre zone. Il Tavolo ha affrontato anche la questione del trasporto del combustibile irraggiato in Francia e del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che dovrà essere individuato entro il 2024.
Sogin (Società di gestione degli impianti nucleari) ha comunicato la conclusione della prima fase dei lavori che porterà nel 2031 allo smantellamento del reattore di Fermi, l’attività più complessa nel programma di decommissioning di una centrale nucleare. Per quel che concerne Eurex prosegue il trattamento dei rifiuti radioattivi solidi. Quello di Bosco Marengo, invece, sarà il primo impianto nel quale terminerà il decommissioning.
Lo scorso anno Sogin ha aperto le porte dei siti nucleari. I due impianti vercellesi hanno permesso a migliaia di persone di conoscere le modalità adottate per la gestione dei rifiuti radioattivi. (per saperne di più leggi l’articolo di Lifegate)
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