29 Marzo 2024

FLORENCE, ITALY - JUNE 08: Cecilia Salvai of Italy celebrates after scoring a goal during the 2019 FIFA Women's World Cup Qualifier match between Italy and Portugal at Stadio Artemio Franchi on June 8, 2018 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Alessandra Ferrara | L’alchimia tra arte e sport abbatte ogni stereotipo di genere: il calcio è uno sport per sia per donne che per uomini
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Anni fa una mia cara amica esordì: «Ragazze ho iniziato a giocare in una squadra di calcio a 5 femminile, siamo nel campionato di Serie C. La prossima domenica giochiamo in casa avete voglia di venire?». La curiosità era superiore ad ogni tipo di pregiudizio che, da donna stessa, potessi avere su quel bizzarro binomio che accettai senza indugio.

Il sostantivo calcio associato all’aggettivo femminile potrebbe far raggelare il sangue di qualcuno per scarsa informazione, stereotipi di genere o inutili pregiudizi sul fatto che lo sport, e soprattutto il calcio, non sia un mondo per le donne.

Peccato che il 2019 è stato l’anno in cui la Nazionale Italiana di Calcio Femminile ha fatto sognare un intero paese arrivando ai quarti di finale con una grinta tale da tenere attaccati allo schermo milioni di spettatori che nemmeno la maschile.

Gli antichi Greci avevano una mentalità più aperta di noi uomini e donne dell’era digitale: il poeta Pindaro sostiene infatti che arte e sport costituiscono un binomio fecondo e insostituibile, tanto che, ad Olimpia, erano state istituite delle competizioni di corsa per le ragazze note come “Heraia”.

Le donne lo sanno

Grinta, empatia, determinazione, passione sono solo alcuni elementi della pozione che trasforma le squadre femminili in un gruppo che non si accontenta solo di partecipare correndo dietro un pallone, ma vincere. È lecito pensare che valga lo stesso per i maschi, ma avete mai partecipato ad una partita in cui le calciatrici sono donne di cui alcune mamme, studentesse o lavoratrici?

In campo vedrete delle guerriere che nonostante i capelli lunghi, le tette, il ciclo mestruale in corso (e tutti i malesseri derivanti), il dilemma di  cosa indossare sul posto di lavoro o cosa preparare per cena, sono lì che fanno delle loro preoccupazioni la miccia adrenalinica per far esplodere la partita. Segnare un goal non è solo far attraversare la rete al pallone, fare l’assist perfetto alla compagna o avere tecnica, significa molto di più. Non mancano i falli, anche violenti a volte, e i cartellini rossi!

Attraverso le voci di giovani calciatrici entreremo, allora, nell’antro di un mondo ancora poco conosciuto perché se il goal della vittoria sia segnato da Andrea Belotti o da Cristina Girelli il risultato non cambia. 

Come sostiene il giornalista Mario Sconcerti, infatti, il calcio femminile ha un Dio diverso, non minore, è un altro Dio.

Come e quando hai capito che era ora di smettere di guardare il calcio in tv e giocarlo?

In realtà è stato quasi il contrario: ho iniziato a giocare da bambina, sotto casa, all’età di 6 anni circa. Successivamente ho iniziato a guardarlo in tv

Chiara

Passavo ore a guardare mio fratello giocare a calcio, seguivo le sue partite e anche gli allenamenti.  Così, con il suo supporto, all’ età di 8 anni mi sono iscritta ad una scuola di calcio maschile

Melissa

Ho iniziato a dare calci ad un pallone sin da bambina, non avevo neanche 6 anni. Da piccola le uniche partite di calcio che guardavano in TV erano quelle disputante da Holly e Benji, protagonisti del mio cartone preferito.

Ofelia

Hai avuto paura del giudizio che gli altri avrebbero potuto esprimere rispetto alla tua scelta? È stato motivo di influenza positiva o negativa?

Fin da piccola mi sono sentita diversa perché ero l’unica ragazzina a giocare tra 22 giocatori maschi. Ciò non ha influito negativamente, anzi mi faceva sentire una “star”!

Erica

Non ho mai avuto paura del pensiero degli altri, è uno sport e come tale per me è sinonimo di movimento, apprendimento e socializzazione. Gli altri sulla mia scelta hanno avuto solo un’influenza positiva.

Ofelia

Molte persone mi hanno definito “maschiaccio” per il mio modo di fare e per il fatto di giocare a calcio, ma sono andata oltre il loro giudizio perché la mia passione per questo sport è molto più forte.

Ambra

Cosa ti affascina e appassiona di più di questo sport e perché?

Questo sport unisce le persone, tanto da diventare una seconda famiglia. Ogni volta che entro in quel rettangolo mi sento libera, leggera, sparisce ogni cosa: esistiamo solo io e la palla. È una sensazione di totale libertà.

Angelica

Non c’è qualcosa in particolare. È come un colpo di fulmine: ti innamori di tutto.

Debora

Quando il pallone fa parte della tua vita non te ne liberi più. Diventa uno stile di vita: è la voglia di migliorarsi, di far parte di un team, di raggiungere degli obiettivi.

Lorena

Il rapporto di amicizia che si crea tra compagne di squadra fuori e dentro il campo.

Jessica

È stato difficile trovare una squadra di calcio femminile?

Come ogni ragazza che vive in un piccolo paese del sud è stato difficile, ma non per questo mi sono lasciata abbattere. Anzi, ho sempre continuato a lottare per far vedere il mio talento e l’amore che metto per questo sport. Ho iniziato la mia prima esperienza calcistica giocando nella squadra del mio paese con ragazzi della mia età; quattro anni dopo ho iniziato a giocare in una squadra femminile di calcio a 5 (campionato UISP), per poi approdare in serie A2. Dopo un anno di puro divertimento ma anche sacrificio, ho lasciato la mia terra per approdare in Basilicata per due anni, poi un anno nelle Marche e, per finire, un anno in Puglia dove sono tornata per giocar sempre in un campionato di serie A2.

Rebecca

Molto difficile! Ero già maggiorenne quando ho trovato una squadra prettamente femminile e che disputava un campionato regionale. Soprattutto al sud non si investe sul calcio femminile. Spesso eravamo noi giocatrici a trovare società, allenatore e sponsor pur di giocare!! Ci siam pagate la benzina, visite mediche e quant’altro occorreva pur di continuare anche a livello dilettantistico

Lorena

Quale è il tuo suggerimento per tutte quelle bambine, ragazze, donne che vorrebbero intraprendere questo sport?

Non arrendersi mai, soprattutto quando ci sono discriminazioni sessiste perché il calcio non è uno sport per soli uomini. La mia esperienza lo ha dimostrato soprattutto quando io giocavo da titolare e i maschietti rimanevano in panchina al mio posto!

Erica

Il mio invito è scegliere indipendentemente dalla volontà degli altri perché non è un gioco da maschi visto che ancora si tende a classificare lo sport in base al sesso. In altri paesi il calcio femminile è molto sviluppato (Stati Uniti, Francia, Germania, Svezia, Brasile), in Italia un po’ meno ma le cose stanno cambiando. Sicuramente la visibilità data da grandi Club italiani come Juventus, Inter, Milan, Fiorentina, Brescia, Sassuolo, Roma ha contribuito nel far conoscere questo movimento, ma è stata la partecipazione ai Mondiali delle azzurre che ha iniziato a definire una nuova direzione: hanno dimostrato di non temere il confronto con i colleghi maschi. Per una ragazza avere un idolo al femminile è qualcosa di positivo perché consente loro di seguire un sogno senza fare i conti con una mentalità un po’ chiusa.

Ofelia

Essere più forte dei pregiudizi o delle paure: iniziare a giocare anche in squadre maschili così da fare esperienza, coltivare il proprio sogno perché anche le bambine possono giocare a calcio e non è vero il contrario!

Melissa

Questo sport permette di instaurare rapporti bellissimi con le compagne di squadra. Soprattutto non c’è niente di più bello che sentire ammettere da un ragazzo “’Questa ragazza è più forte di me”

Chiara

Non mollare mai!! Qualsiasi sport vogliate fare. E se non dovessero esserci squadre di calcio femminile nei dintorni, fare sacrifici e allontanarsi da casa. Oppure come ho fatto io: riunire le amiche con la stessa passione, cercare società e sponsor che ti permettano di giocare!!

Lorena

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