26 Aprile 2024
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Antonella Frontani

Lorenzo Bovitutti ha aperto la quattordicesima edizione del Festival di San Biagio, rassegna di musica classica diventata ormai un imperdibile appuntamento.

L’atmosfera al Monastero è sempre suggestiva; il panorama è sempre mozzafiato e l’aria diventa rarefatta man mano che si avvicina l’ora del concerto in un luogo così suggestivo.

Ogni musicista che si esibisce nella cappella dell’antica costruzione sa che troverà l’ambiente più consono alla musica, la migliore condizione per il suono, dunque, per replicare quel miracolo che da anni si compie al Monastero di San Biagio.

Seduta in platea, aspettavo l’entrata del musicista, felice di ascoltare un programma così ben articolato tra opere di Beethoven, Rameau, Ravel, Chopin e il mio amato Liszt.

Lorenzo Bovitutti è arrivato sul piccolo, bellissimo palco con falcata sicura e leggerissima. Da quel momento in poi,  tutto il concerto è stato scandito da questa ambivalenza seducente: determinazione e leggiadria. Forza ed eleganza.

Fin dalla Gavotte avec Six Doubles di Rameau, Lorenzo ha dimostrato la straordinaria esperienza capitalizzata dalla tenera età di otto anni, quando iniziò la sua avventura al pianoforte.

E’ stato un crescendo passando dalla Sonata n. 13, opera con cui Beethoven uscì dagli schemi consueti per sperimentare forme nuove di organizzazione della Sonata, alle composizioni di Ravel ( Une Barque Sur l’Océan ) e Chopin ( Barcarolle).

L’apice, però, di questo straordinario concerto è stato raggiunto durante l’esecuzione di Bénédiction de Dieu dans la Solitude di Franz Liszt.

Considerato  uno dei più grandi virtuosi dell’800, se non di tutti i tempi, Liszt, con le sue composizioni, ha contribuito a espandere il repertorio tecnico del pianoforte. Sono, infatti, da ricondursi a lui importanti sviluppi nella tecnica delle ottave, degli arpeggi e nella diteggiatura ma ciò che lo rese indimenticabile fu il contributo che offrì, insieme a Chopin, alla musica pianistica: grazie a loro divenne pura espressione delle emozioni più recondite.

É questa immane carica di sensibilità che richiede la musica di Liszt a renderne difficile l’esecuzione. Non fa eccezione Bénédiction de Dieu dans la solitude.

Ero curiosa di sapere come Lorenzo avrebbe affrontato la composizione e l’attesa non è stata inutile. Abilissimo, concentrato, preciso e intenso, Lorenzo ha suonato con un tocco così leggero da far sospettare che non ci fosse contatto con i tasti del pianoforte. Il suo trasporto nell’eseguire il pezzo è stato tale da accompagnare il pubblico alla meta più ambita: la parte più profonda di ognuno. Un viaggio subliminale che ha scosso l’animo fino a commuoverlo.

Con questo brano Lorenzo si è destreggiato con una maestria che sorprende alla sua età assecondando ogni sfumatura richiesta.

Non è facile interpretare l’intenzione di Liszt nella melodia che compare prima alla mano sinistra su un delicato accompagnamento della destra per poi sfociare, rinforzata da ottave e accordi, in due perorazioni. Lorenzo ha suonato con tecnica virtuosa ma profondo trasporto i due delicati interludi, in re maggiore e in si bemolle maggiore, che si collocano tra le due perorazioni tornando con estrema grazia alla melodia eseguita dalla mano sinistra  mentre la destra tornava con dolcezza al motivo del primo interludio.

Questo giovane ma esperto pianista ha fatto ciò che la partitura chiede ma l’ha fatto in maniera sublime. Ciò che distingue un musicista dagli altri è la capacità di interpretare le intenzioni del compositore e di farne dono alla platea che, a volte ignara, ne viene travolta e arricchita.

Lorenzo è anche un insegnante e questo mi rende felice perché intuisco che sia bravissimo a restituire ai suoi alunni ciò che Roberto Plano ha insegnato a lui. Le sue lezioni diverranno certamente “lezioni di vita”, come quella che gli sono state impartire dal Maestro.

Bello sapere che, insieme ad Anna Villani e Mirko Fava, co-direttori del festival, Lorenzo stia progettando la masterclass di cui probabilmente sarà docente il prossimo anno nel corso della nuova edizione del festival. Che torni a San Biagio per suonare ed insegnare replicando quel piccolo miracolo che ha compiuto dando vita al festival “Suoni della Val Cavargna”.nei miei romanzi

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