23 Aprile 2024

3D render of an interior of a supermarket with empty shelves and Covid 19 virus cells

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Cristina Casalone (parte 2)

Infatti, da una parte  ci sono icambiamenti climatici e dall’altra la globalizzazione e lo scambio di merci hanno permesso l’introduzione di zanzare “aliene” importate con i commerci, in particolare la zanzara tigre (Aedes albopictus), originaria dell’Asia sud-orientale ma arrivata in Italia all’inizio degli anni Novanta, la zanzara coreana (Aedes koreicus), presente in Italia da una decina di anni fa ma ormai ben installata in Pianura padana, ed infine la zanzara giapponese (Aedes japonicus). Tali zanzare a causa del surriscaldamento globale, che porta ad inverni miti, sono presenti sul nostro territorio tutto l’anno.

L’Italia è inoltre il Paese europeo più colpito dalla West Nile Fever con 588 casi quest’anno. Di questi 295 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva, 89 casi identificati in donatori di sangue, 194 casi di febbre, 10 casi sintomatici. Tra i casi confermati, sono stati notificati 37 decessi. Il virus della West Nile è ormai diventato endemico e il 2022 si sta rivelando l’anno con una maggiore diffusione del virus West Nile, con più casi rispetto a quelli registrati nel 2018, ritenuto dagli esperti un anno eccezionale per la circolazione di questo virus che si trasmette attraverso la puntura di zanzare. La causa è ancora da rintracciare nel cambiamento climatico: le scarse precipitazioni e la siccità che si sono registrati negli ultimi mesi hanno portato alla formazione di meno ristagni di acqua; le zanzare si sono ritrovate a condividere gli ambienti per la riproduzione con gli uccelli migratori. Ecco perché il virus, che proviene dagli uccelli, è entrato più facilmente a contatto con le zanzare che poi lo trasmettono all’uomo.

In un contesto del genere è facile capire l’importanza della sorveglianza entomologica; essa rappresenta un caposaldo per il controllo delle malattie trasmesse da zanzare, in quanto permette di ottenere informazioni sulla composizione della popolazione di zanzare sul territorio, rilevare precocemente la presenza di vettori e patogeni di nuova introduzione e fornisce elementi utili per l’implementazione di misure di prevenzione e controllo a tutela della salute umana e animale.

Per far fronte a queste malattie emergenti è fondamentale agire nell’ottica dell’approccio “One Heath” che abbraccia, oltre la salute umana anche quella animale e ambientale, basandosi sul fatto che viviamo tutti nello stesso pianeta e che la modifica di una variabile finirà per influenzare l’intero sistema.

Tale concetto è stato sviluppato per rispondere alla diffusione di gravi malattie infettive e zoonosi attraverso un approccio integrato alla salute e si è poi allargato fino a comprendere l’ambiente nel suo complesso dal momento che l’uomo e gli animali vivono e dipendono dagli stessi sistemi.

Il concetto di “One Health” è inoltre una strategia mondiale che ha come obiettivo lo sviluppo di collaborazioni interdisciplinari e della comunicazione in tutti gli aspetti della salute umana, animale e ambientale.

E proprio sull’onda di un principio di collaborazioni internazionali che il 17 Marzo di questo anno i capi delle quattro agenzie internazionali, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH), il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), hanno firmato un accordo rivoluzionario per rafforzare la cooperazione, bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di esseri umani, animali, piante e ambiente.

Il nuovo protocollo d’intesa quadripartito fornisce un quadro giuridico e formale per le quattro organizzazioni per affrontare le sfide all’interfaccia umana, animale, vegetale ed ecosistemica utilizzando un approccio più integrato e coordinato. Questo quadro contribuirà anche a rafforzare i sistemi e i servizi sanitari nazionali e regionali.

Stringendo l’obiettivo sul mediterraneo esiste una importante rete operativa per la Sanità animale  chiamata REMESA (REseau MEditerranée de Santé Animale – REMESA) istituita nel 2009.  Il WOAH e la FAO, forze trainanti fin dall’inizio di questa rete, sono stati firmatari dell’accordo e i Chief Veterinary Officer (CVO) di dieci paesi della regione del Mediterraneo occidentale (Algeria, Egitto, Spagna, Francia, Italia, Libia, Marocco, Mauritania, Portogallo, Tunisia) si sono incontrati in Algeria per creare un quadro comune per la cooperazione nella prevenzione e la lotta contro le malattie animali transfrontaliere nel Mediterraneo. Malta, Cipro, Grecia, Giordania e Libano hanno aderito alla rete nel 2014.

Nel 2018, l’Italia ha proposto di rafforzare ulteriormente la strategia REMESA in materia di networking, condividendo linee guida diagnostiche comuni,  comunicazione scientifica e ricerca creando l’Ufficio tecnico e scientifico del REMESA chiamato “STOR” (Scientific Technical Office of REMESA), estendendo così il Segretariato della Tunisia all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia con sede a Palermo, Italia.

Lo STOR ha lo scopo di implementare le strategie di partenariato REMESA in base alle priorità delle emergenze sanitarie pubbliche veterinarie del Mediterraneo e dei focolai di malattie che si verificano nei paesi nordafricani e dei rischi legati al cambiamento climatico. L’ufficio aiuterà i paesi membri a migliorare il loro livello scientifico, i collegamenti e la collaborazione, facilitando la creazione di reti tra gli Stati membri del mediterraneo. Sicuramente questa rete scientifica permetterà di portare avanti azioni mirate a controllare le malattie a livello di interfaccia animale-uomo-ecosistema basate in particolare sulla prevenzione. E proprio con il concetto di prevenzione si cercherà di far fronte al superamento delle barriere degli ecosistemi da parte degli agenti infettivi e con una appropriata cooperazione multidisciplinare ed intersettoriale permettere di intercettare il prima possibile agenti che potrebbero superare le barriere ed entrare in Europa.

In questo contesto la collaborazione tra i professionisti  che operano nel mondo medico, in quello veterinario ed in quello a salvaguardia dell’ambiente costituirà, un requisito essenziale per le attività di prevenzione nell’ambito della lotta alle zoonosi emergenti e riemergenti come la rabbia e l’influenza aviaria e le altre malattie citate anche  in questo articolo rappresentando così  un nuovo schema di gestione nel controllo della diffusione delle malattie, che contribuirà a rendere efficace e sostenibile l’organizzazione del sistema sanitario.

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