
Arte e autodistruzione
— 7 Febbraio 2023Un articolo «prettamente filosofico, senza pretesa di essere scientifico»
Riceviamo – e come si dice in questi casi – volentieri pubblichiamo un articolo arrivato in redazione qualche giorno fa. Come avete visto dal sottotitolo, per stessa ammissione dell’autore, non ha «pretesa di essere scientifico». Ma – pur parlando di arte con la «A» maiuscola e di bisogni fondamentali dell’uomo – con la scienza, più precisamente con l’evoluzione e una certa accezione del concetto di “ecologia”, ha un legame. Ve ne proponiamo un assaggio in questa pagina, senza rovinarvi il piacere di scoprire di più. Al temine trovate il link per scaricare e leggere il testo completo.
Luca Crocco
Io vivo in un paese, 50 km a ovest di Milano, in una zona gravemente colpita dalla siccità nell’estate del 2022. Fortemente collegato al tema, ho da un paio di anni un orto in giardino, oltre al riflettere su quando la mia nipotina appena nata dovrà emigrare per la desertificazione della
zona, che sarà a buon punto per la sua maggiore età.
Il mio orto è molto piccolo: sei piante di pomodoro, sei di peperoni, due di peperoncini e una di zucchine. Per recuperare l’acqua, e non usare quella del sistema fognario, ho sfruttato quella di cottura della pasta e della doccia (senza i detergenti). Era una calda sera di luglio, quando, poggiando l’innaffiatore puzzolente nella veranda, mi sono voltato a “rimirar lo passo”.
Quello che mi si è parato dinanzi furono i due angoli verdi dell’orto (non rigogliosi, ma quanto meno verdi) e il resto del giardino giallo, ricco di erba secca. Intendiamoci, lì per lì, non era nulla di nuovo, solo l’ennesima conferma che non pioveva da 8 mesi, ma quello che mi sono chiesto è stato banale: perché faccio l’orto?
Da quel momento, la riflessione è andata sempre più in profondità, ma quello per cui mi serviva raccontare questo dettaglio della “nascita del dubbio” è che tutto parte da cose estremamente tangibili ed estremamente importanti, così come lo è tutto il mondo che riguarda l’ecologia.
Per cui, voi che avete resistito a questa infinita sequela di premesse e dubbi, potrete leggere la ‘ciccia’ vera del discorso con bene in mente una cosa: è partito tutto da una questione ecologica vissuta come pratica e presente. Ed è forse questo il motivo per cui ritengo importante condividere con voi quanto segue.
Se la premessa ti ha incuriosito, puoi leggere “Arte e autodistruzione” ☛ a questo link
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