4 Ottobre 2024
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(Fonte Scienza in rete) La catastrofe provocata dagli ormai otto mesi di guerra a Gaza (oltre 35.000 morti, sfollamento forzato di 1,7 milioni di persone e almeno 450 attacchi alle strutture sanitarie, che hanno lasciato solo 15 dei 36 ospedali di Gaza in qualche modo funzionanti) coinvolge molteplici ambiti della medicina e della sanità. Lo sfollamento di civili e la restrizione all’ingresso e alla distribuzione degli aiuti umanitari hanno creato le condizioni per una grave malnutrizione acuta e per una carestia imminente e hanno provocato un netto aumento delle malattie trasmissibili.
Poiché rispondere alle crisi di salute pubblica dovrebbe essere un imperativo morale oltre che un dovere professionale per chi opera in campo medico, colpisce l’assenza di discussione circa l’attuale crisi sanitaria a Gaza nelle riviste mediche accademiche con sede negli Stati Uniti, paese che pure storicamente ha svolto un ruolo di primo piano nella regione. Si sono mosse in modo diverso le riviste internazionali: un articolo pubblicato su JAMA denuncia la mancanza di discussione e sottolinea l’importanza di un dialogo critico basato sulle prove, invitando le riviste mediche a superare l’autocensura e affrontare apertamente le crisi sanitarie legate ai conflitti. Ne scrive Simonetta Pagliani.

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