12 Ottobre 2024
Deborah Pedone | L'italia, quando si parla di alimentazione, è il paese più sicuro, culla di quella dieta mediterranea ormai imitata in tutto il mondo. Ma proprio gli italiani non ne sono consapevoli. Nell'anno del cibo italiano, a pochi giorni dalle elezioni politiche, cosa aspettarsi dal nuovo governo nel campo delle politiche alimentari?
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Deborah Pedone | L’italia, quando si parla di alimentazione, è il paese più sicuro, culla di quella dieta mediterranea ormai imitata in tutto il mondo. Ma proprio gli italiani non ne sono consapevoli. Nell’anno del cibo italiano, a pochi giorni dalle elezioni politiche, cosa aspettarsi dal nuovo governo nel campo delle politiche alimentari? Hanno provato a rispondere gli addetti ai lavori, durante il panel che a Torino ha inaugurato la terza edizione del Festival del Giornalismo Alimentare.

Per tre giorni, dal 22 al 24 febbraio, il festival è stata occasione di incontro e confronto per professionisti, aziende e istituti di ricerca. Riuniti agli stessi tavoli, hanno proposto nuovi modelli di comunicazione e di informazione, per offrire un quadro più ampio sul giornalismo alimentare e l’enogastronomia.

Sono molte le informazioni, anche false, divulgate quotidianamente sul cibo. Parlare e scrivere di alimentazione vuol dire seguire un codice deontologico, soprattutto in un paese come l’Italia, in cui il cibo è cultura. «Gli italiani sono per natura più sensibili all’argomento» spiega Franca Braga, responsabile alimentazione e salute di Altroconsumo, «da noi le crisi alimentari diventano scandali, perciò ci vuole un’informazione basata su ricerche scientifiche, aggiornamenti tempestivi, controlli adeguati, sanzioni più incisive ma soprattutto etichette più chiare».

Tutelare il vero Made in Italy è il punto di partenza. Sostenere le mense pubbliche, i mercati cittadini e il lavoro che sta dietro il prodotto finale, accelerando i processi di formazione legati al settore. Coldiretti ha stilato cinque punti-sfida per chi prenderà le redini del Paese. Prima di tutto etichette che siano narranti e trasparenti; poi la creazione di un Ministero per il Cibo, organismo unico in cui tutte le questioni di filiera vengano discusse, facilitando la comunicazione tra le parti coinvolte. Terzo punto, l’applicazione della legge Caselli, che introduce nuove norme che disciplinino i reati agroalimentari. Infine una semplificazione dei controlli per le aziende e la desegretazione dei flussi d’importazione.

«L’obiettivo è creare strategie di comunicazione migliori e trasparenti, rivolte ai consumatori, perché le crisi alimentari originano anche sicurezza ma solo se comunicate nel modo giusto» dichiara Maria Caramelli, direttrice dell’l’IZSTO, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Proposte che, se accolte, potrebbero permettere alle generazioni future di investire in un settore eno-gastronomico unico al mondo.

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