7 Ottobre 2024
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Redazione Mai come in questo momento parlare di Zoonosi ha senso, essendo il Coronavirus 19 una Zoonosi che ha provocato solo in Italia oltre 34.000 vittime.

Azione ha organizzato una call di veterinari per affrontare il tema da vari punti .

PREVENZIONE PRIMARIA E DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE:  ORGANIZZAZIONE E STRUTTURA

MAURIZIO BOLOGNA

Segretario Regionale Sivemp Piemonte (Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica)

Presidente FVM (Federazione Veterinari e Medici Regione Piemonte)

Veterinario Dirigente Servizio Veterinario di Sanità Animale dell’ASL AT

La prevenzione primaria è la forma classica e principale di Prevenzione focalizzata sull’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre a monte l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia e/o di un evento sfavorevole.

Questa attività preventiva, nel nostro SSN, è svolta in modo principale dal Dipartimento di Prevenzione delle ASL. IL DP è struttura tra le poche espressamente normate e previste obbligatoriamente dal nostro ordinamento sanitario (Art7 del D.Lvo. 502/92 e più recentemente dalla Legge 23/12/2014 n. 190) e  deve essere presente in ogni Azienda Sanitaria con almeno sei strutture autonome :

a) Igiene e Sanità Pubblica

b) Igiene degli Alimenti e della Nutrizione

c) Prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro

d) Sanità Animale

e) Igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione, consevazione e trasporto degli alimenti di origine animale

f) Igiene degli alimenti e delle produzioni zootecniche

Tutte concorrono a perseguire un obbiettivo di Salute Unica (one health one medicine)

In particolare le strutture organizzative  dell’area di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare sono considerate strategiche e

“ operano quali centri di responsabilità dotati di autonomia tecnico funzionale ed organizzativa nell’ambito della struttura dipartimentale e rispondono del perseguimento degli obbiettivi dipartimentali ed aziendali, dell’attuazione delle dispoosizioni normative e regolamentari regionali nazionali ed internazionali….”

La pandemia da Covid 19 che  stiamo affrontando ha chiaramente evidenziato quanto sia fondamentale una azione forte di prevenzione che deve passare per una implementazione all’azione territoriale e  che deve essere declinata anche in  un rafforzamento dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie.

Rafforzamento che deve prevedere sufficienti risorse, sia per quanto riguarda il personale sia per quanto riguarda l’organizzazione.

Organizzazione che deve essere riportata a criteri di omogeneità,  uniformità e complessità uguali in ogni azienda sanitaria  in  coerenza con le altamente specializzate funzioni svolte da ciascuno dei sei Servizi che compongono obbligatoriamente i Dipartimenti di Prevenzione e in conformità alla normativa nazionale vigente,  impedendo  la superficialità con cui viene spesso trattata la prevenzione Primaria dai Direttori Generali che per anni hanno operato in un’ ottica quasi esclusivamente ospedalocentrica.

Di più,  presidiare il territorio è compito fondamentale  del Dipartimento di Prevenzione  e probabilmente sarebbe necessario rafforzare le attività delle unità territoriali  riportandovi anche il personale medico e  invertire la tendenza degli ultimi anni a centralizzare tutti i servizi prendendo spunto anche dall’esperienza maturata dai Servizi Veterinari, che per fortuna, sono riusciti a mantenere  negli anni  una capillare presenza diffusa sul territorio , che ha premesso di mantenere sempre alto il livello di controllo.

La rete territoriale si deve basare anche sull’organizzazione di un Distretto forte che prenda in carico i bisogni di salute del cittadino accompagnandolo e garantendo  continuità ed efficacia del percorso di salute evitando accorpamenti e chiusure di sedi prestazionali che anzi dovrebbero essere implementate.

Infine, per un’efficace azione di coordinamento e raccordo con le istituzioni sanitarie nazionali andrebbero rafforzate le direzioni sanitarie regionali dotandole di sufficiente personale sia dirigenziale sia amministrativo.

FEDERICO  VALENZA : PROFESSORE ORDINARIO ,IN QUIESCENZA, DI ANATOMIA PATOLOGICA VETERINARIA – UNIVERSITA’ DI TORINO

La pandemia Covid 19 ha messo in evidenza l’importanza del concetto “ One health One medicine “ per prevenire e/o affrontare le Zoonosi e le Antropozoonosi . La collaborazione tra Medici e Veterinari è fondamentale per l’integrazione di specifiche conoscenze che i Veterinari hanno acquisito in decenni di lotte contro Malattie infettive degli animali domestici e selvatici, quali Afta epizootica, Rabbia , TBC, Peste suina, Anemia infettiva degli equidi Coronavirus  per citare alcuni esempi di Malattie Infettive  di antica data e più attuali.

Da 25 anni si è assistito all’insorgenza di numerose malattie virali zoonosiche: Hendra virus  ( 1994) Influenza aviaria H5N1( 1997), Nipah virus (1998), Sars-CoV-1 (2002), Influenza suina H1N1 (2009), MersCoV (2012). Tutte queste patologie sono partite dall’ Asia e ,in gran parte,hanno avuto origine dai pipistrelli, infettando a seconda del virus suini, polli, cammelli, cavalli con successivo spillover all’uomo. Considerando questi precedenti si poteva sospettare una possibile epidemia anche perché i paesi asiatici, che erano stati colpiti dalle sopra citate patologie avevano lanciato l’allarme e si erano attrezzate, insieme all’Australia ed alla Nuova Zelanda, ad un rafforzamento dei Dipartimenti di prevenzione territoriale .

Europa ed USA non devono aver pensato ad un pericolo pandemico nei nostri giorni, nel ricco Occidente, ed hanno sottovalutato la situazione subentrante di un nuovo  Coronavirus molto verosimilmente proveniente dai “ wet market” cinesi, in particolare di Wuhan dove era scoppiata l’epidemia probabilmente nel periodo ottobre – novembre. All’ inizio alcuni virologi ed anche tuttologi improvvisati pensavano ad una normale influenza, altri ad una epidemia e tra molte discussioni e palleggiamenti politici, abbastanza inquietanti, ci si è trovati di fronte ad una valanga che ha procurato decine di migliaia di morti in un crescendo spaventoso associato ad un “ ballo in maschera” molto discutibile.

La passerella televisiva di virologi ed epidemiologi non ha mai proposto una intervista ad un Infettivologo Veterinario ,se non Ilaria Capua che si presentava lei stessa come Veterinaria. A mio parere questa è stata la sconfitta del concetto di One health e la vittoria del presenzialismo . Il Covid 19 è la prima pandemia nell’epoca dei social e questo fatto ha causato confusione tra la gente. I leoni da tastiera si sono improvvisati esperti e si sono sbizzarriti a scrivere  di tutto, solo parzialmente mitigati  nelle maratone televisive dagli interventi dei veri competenti in materia. Ho sempre pensato nei miei 40 anni trascorsi, a tempo pieno, nel mondo della ricerca e didattica universitaria che le Malattie infettive si studiano lavorando duramente in laboratorio ed i risultati si espongono al pubblico in modo oggettivo e non come parere personale non suffragato  da inconfutabili evidenze scientifiche.

Altro grave errore è stato quello di non eseguire  le AUTOPSIE  sui primi  soggetti deceduti con sintomatologie sovrapponibili.

Dalle poche autopsie effettuate in Cina ed in Italia è emerso chiaramente che le lesioni polmonari sono preponderanti ma quasi sempre accompagnate da alterazioni del sistema della coagulazione, con aumento della attività pro trombotica con conseguenti trombo embolie. Una risposta immunitaria eccessiva poteva inoltre causare la “ tempesta di Citochine “. Altre lesioni ,di tipo prevalentemente  flogistico, si sono reperite a livello renale, miocardico e raramente nel tratto enterico. Senza Autopsie non si potrà mai sapere quanti sono i pazienti morti per Covid 19 o con Covid. Ricordo che le Autopsie “ parlano “ e sono fondamentali per conoscere la Eziopatogenesi delle malattie e la loro conoscenza può essere fondamentale per intraprendere corretti percorsi terapeutici per i pazienti con simile sintomatologia.

Per quanto riguarda i suggerimenti per il futuro è fondamentale ricordare che le epidemie si affrontano sul territorio ,e non con metodo Ospedalocentrico, potenziando i Dipartimenti di prevenzione  e non smantellandoli come alcuni politici ed amministratori, seguendo dettami puramente economici, hanno colpevolmente fatto. Ricordo che la Sanità non deve essere una azienda ma un bene da privilegiare a tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini onesti.

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