28 Marzo 2024
Francesca Grassitelli | Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell'Acqua. Oggi la pandemia ha messo in luce la crisi idrica globale che stiamo vivendo. Ne parliamo con Italians.
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Francesca Grassitelli

Ogni anno, il 22 marzo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), istituita dall’ONU nel 1992. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione pubblica sulla crisi idrica globale e promuoverne un consumo più consapevole.
In tal modo, entro il 2030 si riuscirebbe a raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) 6: acqua e servizi igienico-sanitari per tutti.

Ma cosa si intende per “sviluppo sostenibile”? A parlarne, nella giornata di ieri, l’innovativo format crossmediale e televisivo Italians, ideato da Massimo Lucidi.
Al webinar tenutosi alle ore 18 hanno preso parte importanti personalità legate al mondo ambientale, sanitario ed ecologico. Ricordiamo Grazia Francescato, già presidentessa del WWF e dei Verdi, la professoressa Irene Bertucci, il dottor Giorgio Diaferia, presidente dell’associazione ambientalista VAS – Verdi Ambiente & Società, Vincenzo Pepe, presidente di Fare Ambiente e infine Luca Bellotti, parlamentare della Commissione Agricoltura.

Il tema di quest’anno è stato il legame tra acqua e cambiamenti climatici, un legame che la pandemia ha sicuramente portato sotto gli occhi di tutti.
L’acqua infatti costituisce un diritto inalienabile, non solo per l’uomo ma per tutte le specie viventi. In altre parole, non dobbiamo considerarla una merce, ma “un dono meraviglioso che ci consente di vivere”. Per questo è in atto una petizione contro la quotazione in borsa dell’acqua.

E’ perciò fondamentale adottare una visione olistica del mondo, che parta da una presa di responsabilità individuale e collettiva nei confronti della natura. La natura, infatti, è la nostra “casa comune”, e non è un caso che i termini economia ed ecologia presentino entrambi il suffisso eco-, dal greco oikos, “casa, ambiente”.

Di questa casa comune, estremamente fragile, noi esseri umani dobbiamo prenderci cura. E possiamo farlo solo perseguendo uno sviluppo sostenibile, ossia uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Allora, oggi il termine “sostenibilità” implica prima di tutto una comunicazione trasparente sull’impatto ambientale, economico e sociale delle nostre attività, imprenditoriali e quotidiane. Una comunicazione che sia anche sensibilizzazione.
Per questo, il professor Bellotti ha sottolineato l’importanza di inserire l’educazione ambientale come disciplina obbligatoria dell’insegnamento scolastico, perché la tutela dell’ambiente parte prima di tutto dai nostri comportamenti quotidiani.

L’oro blu, fattore di criticità

Ad esempio, il fabbisogno quotidiano di acqua ammonta a circa 40-50 litri per ogni individuo, eppure in Italia ne consumiamo circa 240 litri al giorno, classificandoci tra i primi in Europa per il suo spreco.
Si pensi alla cattiva abitudine di lasciare il rubinetto aperto mentre ci laviamo i denti. O alle lunghe docce, che per ogni minuto consumano già 6-7 litri d’acqua.

Un altro problema centrale è quello dell’inquinamento e della difficile purificazione dell’acqua: Pfas, idrocarburi, rifiuti chimici delle fabbriche, saponi e cosmetici sono solo alcuni dei principali inquinanti.
Come non ricordare il fiume Sarno, che nelle poche settimane del primo lockdown è tornato ad essere trasparente, grazie all’interruzione delle attività lavorative delle industrie lì situate.
O ancora, si pensi al settore agricolo, che solo in Italia usufruisce di più del 50% delle risorse idriche.

Ne consegue che l’acqua, oltre ad essere una risorsa preziosissima e sempre più scarsa, sia anche fattore di criticità e tensioni. Nel mondo sono in atto più di 70 idroconflitti– anche detti “guerre dell’oro blu” -, ossia tutte quelle tensioni legate all’accesso e alla gestione delle risorse idriche.
Solo per citarne alcuni, a partire dal 2010 la Siria ha vissuto una grave crisi idrica costringendo la popolazione all’esodo, mentre Libano e Israele si sono a lungo scontrate per la gestione delle acque del fiume Giordano.

Nessuno sia lasciato indietro

Come accennato all’inizio, la pandemia è strettamente legata all’acqua e ai servizi igienici. La pulizia delle mani è un importante strumento di difesa dal virus, ma più di 2 miliardi di persone non possono accedervi.

Per questo è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica: solo l’impegno di tutti permetterà di raggiungere l’accesso universale all’acqua sicura e potabile e di superare le diseguaglianze.
E ancora, è fondamentale finanziare progetti d’investimento come i servizi di fornitura idrica o di purificazione. Non a caso, una delle priorità del Recovery Fund è la conversione ecologica.

Lo slogan “Nessuno sia lasciato indietro” coniato dall’ONU è dedicato proprio alle risorse idriche, a preservare la dignità di ogni essere umano e garantire l’accesso a questo fondamentale diritto umano.

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