26 Aprile 2024
Alice Bertolini | A due mesi dal primo sciopero globale per il clima, migliaia di giovani studenti in tutto il mondo sono tornati oggi a manifestare perché vengano presi provvedimenti sul cambiamento climatico
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Alice Bertolini | “Quando sono venuto a sapere di questi scioperi, ero contento perché avrei saltato la scuola. Ma poi ho iniziato a informarmi sulle motivazioni che portavano tanti miei compagni a scioperare, e ho iniziato ad avere paura per il mio futuro.”

Queste le parole di uno degli 8 mila manifestanti che oggi hanno sfilato per le vie del centro. Sulle loro labbra, una sola richiesta: quella di essere ascoltati.

A due mesi dal primo sciopero globale per il clima (ne abbiamo parlato qui), migliaia di giovani studenti in tutto il mondo sono tornati oggi a manifestare perché vengano presi provvedimenti sul cambiamento climatico.

Ogni anno, i fenomeni causati dall’inquinamento, dallo sfrenato consumismo e dalla sovrapproduzione mietono sempre più vittime. Non solo piante, non solo animali: noi stessi esseri umani rischiamo la nostra vita.

Non siamo svincolati dall’ecosistema di cui facciamo parte: il cambiamento climatico ha effetti sulla nostra salute, e secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) entro vent’anni saranno 250 mila le morti dovute all’inquinamento, al riscaldamento globale, alle catastrofiche conseguenze di questi fenomeni sulla biodiversità e sulla nostra stessa alimentazione.

Basti pensare all’aumento delle temperature e ai pericolosi cambiamenti a cui stiamo assistendo proprio noi cittadini torinesi in questi giorni. Le scosse repentine tra caldo e freddo, tra temperature invernali ed estive che vengono a cozzare negli ultimi giorni del maggio più anomalo di cui abbiamo ricordo, sono il chiaro riflesso di quanto il clima stia diventando indecifrabile ai nostri occhi.

Molte sono le critiche che sono state mosse ai movimenti ambientalisti: negli USA si sono sfiorati i 40 gradi sottozero, dov’è dunque questo surriscaldamento globale di cui si parla tanto? I ragazzi di Fridays for Future, movimento studentesco che sostiene le manifestazioni per il clima a livello globale e locale, oggi hanno reagito così.

“Noi ci basiamo su ciò che dicono gli scienziati” esordiscono alcuni dei giovani manifestanti “non si può negare l’evidenza degli studi scientifici e statistici che stanno lanciando un allarme in tutto il mondo. Il cambiamento climatico esiste, la crisi ambientale esiste, il surriscaldamento globale esiste: chiunque lo neghi, non lo fa che per un proprio tornaconto personale.”

È infatti contro il sistema economico capitalistico che gli studenti oggi si mobilitano: un sistema che ha completamente fagocitato le risorse naturali, stremando l’ambiente e condannando la biodiversità delle specie naturali e la nostra stessa sopravvivenza. Dal 1970, il 60% delle specie animali si è estinto secondo un rapporto del WWF.

La sete di guadagni economici immediati da parte delle multinazionali si è inculcata nello stile di vita che noi abbiamo ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto, e che può costarci il nostro futuro su questo pianeta.

Secondo il rapporto sul riscaldamento globale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la temperatura globale salirà entro il 2040 di 1,5°C, portando a effetti devastanti sul pianeta: alluvioni, siccità, scioglimento dei Poli e innalzamento degli oceani, nonché scomparsa delle barriere coralline. Solo riducendo le emissioni di CO2, causa principale del riscaldamento globale, si eviterebbe una crescita della temperatura globale entro la fine del secolo.

Ognuno di noi può, nel suo piccolo, fare qualcosa perché la situazione migliori. Il vero cambiamento, però, deve partire da chi muove i fili delle multinazionali, da chi promuove una politica noncurante e indifferente ai problemi ambientali e climatici.

Chi manifesta oggi non lo fa solo per coinvolgere i coetanei: le generazioni giovani vedono e comprendono quanto sia cruciale questo momento storico per le sorti di tutta l’umanità. Chi manifesta lo fa soprattutto perché siano anche i governi ad aprire gli occhi: perché i veri provvedimenti vengano presi, non solo dal basso, ma dall’alto.

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